I risultati conseguiti negli ultimi quattro anni dalle forze di polizia che operano sul territorio barcellonese sono stati straordinari, soprattutto grazie alle denunce di molti imprenditori che, con coraggio e attraverso l'incalzante fenomeno dell'associazionismo, hanno reso possibile una lunga serie di azioni di contrasto che hanno portato ad una progressiva decimazione della cosca mafiosa barcellonese. Ma non basta, perché la mafia a Barcellona c'è e continua ad incunearsi tra i meandri della società civile, alimentandosi principalmente attraverso i proventi del racket. A palesarlo sono i numeri offerti dai rappresentanti della magistratura e delle forze dell'ordine locali, ritrovatisi al Parco urbano “Maggiore La Rosa” a fare il punto della situazione attuale nel quadro delle manifestazioni in ricordo della strage di via d'Amelio, nella quale ventitrè anni fa persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. A partire dagli anni 2008 e 2009, ma in particolar modo dal 2011, le attività della Dda e dei nuclei operativi, riscontrabili attraverso le operazioni denominate “Gotha”, hanno portato ad individuare numerosi soggetti ritenuti associati alla cosca barcellonese o che sono strettamente contigue ad essa. Un “esercito del male”, così definito dal vicequestore di polizia, Mario Ceraolo. Sono 320 dal 2011 ad oggi, un numero dal quale sono scaturiti 170 arresti e detenuti sottoposti a regime carcerario. A questi si aggiungono i numerosi sequestri di beni immobili, conti correnti e aziende, oltre che i risultati sul piano della prevenzione: sono oltre 200 i soggetti sottoposti ad obblighi o restrizioni delle libertà personali, dei quali 80 agli arresti domiciliari e sorvegliati speciali appartenenti a para associazioni di carattere mafioso. (l.o.)
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