Scoperto ai margini del torrente Idria, in contrada Panteini, l’arsenale militare della famiglia mafiosa dei “Barcellonesi”. A contribuire al rinvenimento di armi e munizioni, seppellite in profondità in un terreno protetto da vegetazione e casupole, è stato il nuovo collaboratore di Giustizia Franco Munafò, 30 anni, inteso “Merenda”, che gli inquirenti della Procura distrettuale di Messina - a seguito delle preziose rivelazioni fatte in precedenza dai fratelli Carmelo e Francesco D’Amico - indicano già come un esperto sicario che sarebbe stato utilizzato dalla mafia barcellonese nei più recenti ed efferati delitti eseguiti dalla cosca che fa capo al quartiere di Pozzo di Gotto che, da sempre, ha rappresentato il braccio armato della criminalità organizzata che impera sul territorio di Barcellona. Non è un caso, infatti, che il giovane Franco Munafò, dopo gli arresti, prima del boss Carmelo D’Amico e successivamente del fratello Francesco che aveva preso il comando del braccio armato dalla mala locale, aveva ricevuto il compito di custodire l’arsenale della mafia. L’arsenale ritrovato era abilmente occultato ai margini di quell’agglomerato urbano, costituito da casupole e vecchi magazzini abbandonati, che si sviluppa lungo l’asse di via Cerere, una stradina contornata da un dedalo di vicoli inaccessibili agli estranei.
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