Lunedì 23 Dicembre 2024

Ma i burattinai
abitano al Nord

 Ci risiamo. Ogni qual volta si sottolinea che la rinascita del Sud può essere innescata da adeguati investimenti in infrastrutture, vengono tirate fuori dal cilindro del pregiudizio le nostre “ataviche” carenze... comportamentali. Fin quando lo fanno i leghisti della prima ora, poco importa. Preoccupa se a scendere in campo è un acuto intellettuale come Galli della Loggia (nella foto), con un fondo sulla prima pagina del Corriere della Sera di ieri. «Lo Stato – scrive – non è solo le sue risorse economiche. È anche la legge e i diritti uguali. Cioè il contrario del dominio degli interessi privati o di clan, il contrario dell’evasione fiscale generalizzata, del clientelismo, della logica della raccomandazione, dello sperpero del pubblico denaro. Ci piacerebbe che i nostri concittadini del Mezzogiorno se lo ricordassero e ce lo ricordassero più spesso [...]». Non vogliamo fare difesa d’ufficio del “popolo meridionale”, siamo consapevoli di pregi e difetti perché li sottolineamo da 63 anni, senza enfasi e indulgenze. L’analisi che sviluppa il più importante quotidiano nazionale, tuttavia, se male interpretata a dispetto delle intenzioni dello stesso autore, rischia di far perdere di vista due aspetti importanti che coinvolgono il Paese dalle Alpi a Lampedusa. Il primo è legato al rispetto della legge a ogni latitudine. Il dominio dei clan, l’evasione fiscale, la corruzione, lo spreco di denaro sono il cancro endogeno dell’ex Regno delle due Sicilie? No, nessuna parte d’Italia ne risulta indenne, parlano le cronache degli ultimi decenni. Le mafie saranno pure siculo-calabre ma in troppi, a cominciare da certi industrialotti, le hanno blandite per fare affari: vogliamo ricordare il traffico di rifiuti tossici prodotti da industrie del Nord e finiti interrati in Campania? Sarebbe interessante, poi, elencare i nomi dei grandi evasori (quanti commenda hanno il conto in Svizzera?) colti con le mani nel sacco, le “truffe” ai danni delle banche architettate da “capitani d’industria” o manager nordisti (Montepaschi è l’ultima vittima). E poi chi ha usufruito dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, complice una classe politica locale di ascari, per costruire cattedrali nel deserto e poi sparire? Il Sud ha sicuramente molti demeriti, ma soprattutto quello di non avere chiesto il conto ai burattinai che hanno prodotto tale sfascio. Anche della nostra risorsa più preziosa: il territorio. Quale Parlamento ha votato i condoni edilizi? E ora chi sta consentendo, incurante di ciò che pensano la gran parte dei cittadini elettori, di trasformare la Sicilia in uno sterminato campo profughi? Bisognerebbe forse sapere a chi fanno capo le cooperative che gestiscono questo affare, giustificato dalla bugia che si tende la mano solamente a chi scappa dalla guerra. La verità dovrebbe essere chiara: i vizi del Sud sono quelli dell’intero Paese, forse più evidenti ma sono gli stessi. C’è una strada che porta alla... redenzione? Quella maestra la indica proprio Galli della Loggia e riassume quanto tutti dovremmo chiedere al presidente del Consiglio, piuttosto che le bacchettate sulle mani dei meridionali. Non c’è soluzione ai problemi italiani se non verrà “ricomposto” lo Stato, nel senso più nobile del termine. Perché fino a quando quest’ultimo è rimasto dominus, senza le eccessive frammentazioni di potere che lo hanno indebolito, il «Mezzogiorno è stato sempre sentito dalle classi dirigenti come un ineludibile banco di prova. Ora è precipitato, e con esso l’Italia intera, nell’irrilevanza, si è avvitato nella decrescita, è scomparso come problema». Qual è la sfida? Occorre ricostruire lo Stato, ristabilire il significato culturale e politico dei suoi tradizionali ambiti di azione – sottolinea Galli della Loggia –: l’efficienza, la capacità di controllo e d’intervento, la sua stessa forza repressiva. Non ci sono alternative, al Sud come al Nord, per tirarci fuori dalla palude di un declino inarrestabile.

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