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Capitan Datome
spinge l’Italia: sento
puzza di capolavoro

di Paolo Cuomo

Terzo big nell'agosto cestistico di “Gazzetta del Sud”: dopo Danilo Gallinari e Ettore Messina, è la volta di capitan Gigi Datome, 28 anni da compiere, guida spirituale e leader carismatico dell'Italia che sta preparando gli Europei con grandi ambizioni e l'organico forse più forte all time. L'esterno sardo, nato a Montebelluna, è uno che ha fatto la gavetta, che è migliorato giorno dopo giorno grazie al duro lavoro in palestra, bravo ad aggiungere sempre qualcosa di nuovo al suo gioco, sino a diventare una stella del basket continentale. Tiratore sopraffino da tre, “Gigi-Gigante” si è costruito una letale conclusione dal palleggio in “step back” ed ha fatto il salto di qualità grazie alla crescita in difesa ed a rimbalzo. Ala piccola o numero 4, a fare la differenza è la sua versatilità. Si è meritato sul campo il ruolo di anima dello spogliatoio azzurro e anche fuori ha sempre qualcosa da trasmettere. Ieri sera, ad esempio, dopo il clamoroso ko con l’Ucraina, ha scritto su Twitter: «Sicuramente una lezione da cui imparare. Per fortuna rigiochiamo domani. Forza cagnoni!»

Datome dopo il biennio nella Nba tra ombre (Detroit Pistons) e luci finali (Boston Celtics), è appena tornato dall'altra parte dell'oceano firmando un ricco contratto con la corazzata turca Fenerbahce che, dopo aver finalmente centrato le Final Four di Eurolega, quest'anno punta a vincerle. «Sento puzza di capolavoro» è diventato il motto suo e dei compagni di Nazionale.

– Buongiorno Datome, proprio una bella responsabilità essere il capitano di questa Italia così competitiva, che sogna un grande Europeo e la qualificazione a Rio 2016...

«Essere il capitano di una squadra è sempre una grande responsabilità, lo è ancora di più in un gruppo che ha così tanto talento, personalità e pressione. Vestire l’azzurro è un onore e un onere incredibile, anche se essere il capitano di questa squadra non è difficile, ci conosciamo da tanti anni e i ragazzi hanno tutti la testa giusta per provare a realizzare un sogno».

– Datome stakanovista: da 15 anni è con l’Italia di qualsiasi categoria. E proprio grazie a questa maglia è arrivata la sua consacrazione.

«Vero, è la mia quindicesima estate con la Nazionale, forse la più importante visto l’obiettivo che vogliamo centrare. Per me è stato sempre normale rispondere alla convocazione e le tante partite giocate in Europa con l’Italia mi hanno fatto crescere come uomo e giocatore».

– Due settimane al debutto di Berlino: che squadra sta nascendo e come procede l’integrazione con gli altri Nba? Non sarà facile per Pianigiani – dopo l’addio di Luca Vitali – effettuare gli altri tre “tagli”.

«Infatti non lo sarà perché il gruppo è solido, stiamo bene insieme, tutti sono in grado di assicurare un rendimento concreto ed è positivo il fatto che ci sia così ampia possibilità di scelta. L’integrazione con gli Nba procede molto bene, nel ritiro di Trieste si sono allenati con continuità e il processo di avvicinamento all’Europeo prosegue. Dopo le vittorie in Georgia, adesso dobbiamo evitare gli alti e bassi nel gioco e soprattutto quelle pause che – dopo aver raggiunto un grande vantaggio – hanno permesso ai nostri avversari di recuperare. Possiamo e dobbiamo fare meglio. Siamo qui per questo».

– Quando pensa al durissimo girone di qualificazione, quale considerazione le viene in mente?

«Nessuna in particolare, anche nel 2013 affrontammo un girone molto difficile e lo vincemmo. Quest’anno, poi, abbiamo più alternative che escono dalla panchina. Posso assicurare che il 5 settembre saremo pronti e citando il presidente Petrucci voglio dire che anche chi affronterà noi dovrà essere preoccupato».

– Le avversarie più quotate nella corsa al podio? E secondo lei potrebbe scapparci una sorpresa come la Macedonia del 2011?

«L’Europeo è una manifestazione strana, alcune squadre partono impacciate ed entrano in forma col passare dei giorni, altre calano partita dopo partita. Le variabili sono tante, anche legate agli infortuni, e quindi è difficile fare previsioni. Ora dobbiamo concentrarci solo noi stessi e sulla nostra chimica».

– Ala piccola o numero 4? Se lei potesse decidere, al di là della disponibilità che dà all’allenatore, in quale ruolo vorrebbe giocare più minuti?

«Non è mai stato un problema per me, a Roma come a Detroit come qui con l’Italia. Può sembrare banale, ma penso realmente che sia giusto utilizzarmi nel ruolo in cui lo staff tecnico mi ritiene più funzionale agli equilibri di squadra. La versatilità è sempre stata una mia qualità, quest’anno abbiamo a disposizione tanti assetti differenti e credo che molti di noi saranno utilizzati in diverse posizioni».

– Il brillante finale ai Boston Celtics, con un pezzetto di qualificazione ai playoff che le appartiene e le belle parole spese da coach Brad Stevens («Datome è uno dei migliori tiratori che abbia mai visto») sembravano preludere alla prosecuzione della permanenza negli Stati Uniti...

«In questa fase della mia carriera ho ritenuto opportuno tornare in Europa per vivere un’esperienza di alto livello in un top team. E conservo con piacere parecchi ricordi di questi due anni nella Nba».

– Ritorno migliore non poteva comunque esserci: il Fenerbahce è la nuova potenza del basket. Ma non ha “paura” di essere allenato dall’esigentissimo Obradovic?

«Assolutamente no, dai grandi allenatori si può solo imparare. E Zelimir Obradovic, prima che essere molto esigente, è un grandissimo coach».

– L’ultimo “picco” Roma lo ha toccato con la strepitosa stagione 2013 di Datome: finale scudetto e titolo di mvp. L’autoretrocessione in A2 dev’essere stata una “brutta botta” anche per lei...

«Non svelo un segreto se dico che sono rimasto legato a Roma: dispiace vederla confinata in A2, fuori dal basket di vertice, mi auguro che si tratti di un ridimensionamento che prelude a un rilancio nella grande pallacanestro. È la mia speranza».

– Da sardo ha gioito per lo storico scudetto di Sassari. Le posizioni si sono ribaltate anche a bocce ferme oppure la “nuova” Milano di Repesa resta sempre la favorita?

«Difficile dirlo ad agosto, perché a ottobre si ripartirà con squadre profondamente rinnovate. Milano sembra un passo avanti a tutte ma poi, come sempre, sarà il campo a stabilire le gerarchie».

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Road map

La preparazione / Gli azzurri dopo l’odierna conclusione del torneo di Capodistria torneranno nel ritiro di Trieste, dove dal 28 al 30 agosto disputeranno l’ultimo quadrangolare prima di EuroBasket contro Russia, Georgia e il college di Michigan State.

Gli Europei

La 39. edizione (5-20 settembre), per quanto riguarda la prima fase, verrà ospitata da quattro Paesi – Croazia, Francia, Germania e Lettonia – mentre dagli ottavi in poi (dal 12) si giocherà a Lille nello stadio di calcio adattato per l’occasione (27mila spettatori). L’Italia è inserita nel gruppo B ed a Berlino sfiderà nell’ordine Turchia, Islanda, Spagna, Germania e Serbia. Vanno agli ottavi le prime quattro. Le finaliste timbrano direttamente il “pass” per le Olimpiadi; le classificate dal 3. al 7. posto (dopo la recente decisione della Fiba) parteciperanno al torneo che porterà ai Giochi altre tre nazionali.

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