Terremoti di magnitudo 8,2, come quello avvenuto nella notte scorsa, non sono un'eccezione in Cile, ma rientrano in una sorta di effetto 'cerniera lampo' dovuto al progressivo spostamento della placca oceanica, chiamata placca di Nazca, sotto quella continentale. La prima scivola sotto la seconda alla velocità record di oltre 15 centimetri l'anno, una delle maggiori tra le placche del pianeta. Si spiegano in questo modo i forti terremoti che regolarmente avvengono in Cile a distanza piuttosto ravvicinata, rileva il sismologo Gianluca Valensise, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Prima del sisma di oggi, i terremoti più recenti di magnitudo superiore a 8 erano avvenuti in Cile nell'aprile 2014 (magnitudo 8,1) e nel luglio 1995 (8,0), fino al Grande terremoto cileno del 22 maggio 1960, di magnitudo 9,5, il più violento mai registrato nella storia. Complessivamente nell'ultimo secolo i terremoti di magnitudo superiore a 8 in Cile sono stati almeno 10 e decine quelli di magnitudo superiore a 7. A scatenarli, spiega Valensise, ''è il meccanismo per il quale l'oceano si infila sotto la massa continentale, scorrendo lungo un piano inclinato a 45 gradi, in un processo che genera terremoti fino ad una profondità compresa fra 600 e 700 chilometri''. I terremoti più profondi, che hanno l'epicentro sotto le Ande, non causano di solito molti danni, ''mentre quelli che avvengono più a Est sono di solito meno profondi - prosegue Valensise - e lo scorrimento si risente in modo più forte''. In casi come questi il fondo marino si deforma, provocando gli tsunami. Il movimento della placca oceanica di Nazca sotto quella continentale avviene lungo l'intera costa del Cile ed è per questo, spiega il sismologo, che ''i terremoti che avvengono in questa zona hanno un effetto 'cerniera lampo': si susseguono uno dopo l'altro nello spazio e nel tempo perché il piano di subduzione è lungo quanto il Cile e deve spostarsi tutto''.