L'incubo di una secessione della Catalogna si è fatto più minaccioso per Madrid dopo la vittoria oggi degli indipendentisti alle elezioni regionali catalane. "Abbiamo vinto con quasi tutto contro e questo ci dà una forza enorme e una grande legittimità per portare avanti questo progetto", ha esultato nella notte il presidente uscente secessionista Artur Mas davanti a migliaia di sostenitori in tripudio a Barcellona che gridavano "Indipendenza!".
"Dedicato allo stato spagnolo: senza rancore, adios!", ha twittato invece il leader dei secessionisti radicali della Cup Antonio Banos. Le due liste indipendentiste, Junts Pel Sì di Mas (62 seggi) e quella della Cup (10), hanno insieme una maggioranza assoluta di 72 seggi su 135 nel nuovo parlamento catalano. I secessionisti rimangono però sotto il 50% dei voti, con il 47,8%. Dato ampiamente sottolineato dai media 'madrileni'. Mas, che ha trasformato queste regionali anticipate in un plebiscito sull'indipendenza in un muro contro muro con Madrid, intende ora avviare la 'disconnessione' della Catalogna dalla Spagna con l'obiettivo di arrivare alla secessione - malgrado la durissima opposizione del governo centrale - entro il 2017. I 5,5 milioni di elettori catalani si sono mobilitati in massa, trascinati dalla consapevolezza dell'importanza storica della consultazione, la più importante per la Spagna dalla fine del franchismo secondo la stampa di Madrid e di Barcellona.
L'affluenza alle urne ha toccato il 77%, una cifra senza precedenti, 9 punti sopra quella del 2012. Per il premier popolare spagnolo Mariano Rajoy, protagonista di una strategia di scontro totale con Mas, il risultato delle elezioni catalane è una catastrofe. Il Pp ottiene solo 11 seggi (-8) con l'8,45% dei voti, superato dai socialisti del Psc (12,8% e 16 seggi) e la lista di Podemos (8.9% e 11). Anche per il partito dei post-indignados di Pablo Iglesias è una netta sconfitta. Il partito moderato anti-sistema e anti-secessione Ciudadanos di Albert Rivera, che aspira a superare il Pp di Rajoy alle politiche spagnole di dicembre, e in futuro potenzialmente a sostituirlo, registra invece uno spettacolare successo e arriva secondo con 25 seggi e il 18% dei voti. Un'altra cattiva notizia per Rajoy in vista delle legislative di dicembre, che potrebbero segnare la fine della carriera politica dell'attuale premier spagnolo.
Nei prossimi giorni scatterà un difficile negoziato fra le due liste secessioniste per la formazione di un governo per l'indipendenza, che dovrebbe portare secondo i piani di Mas ad elezioni costituenti e alla secessione in 18 mesi. I radicali della Cup hanno detto finora di non volere rinnovare il mandato del presidente centrista uscente, e di preferire un altro esponente di Junts Pel Sì, come il capolista Raul Romeva. La strada sarà tutta in salita per il presidente catalano, impegnato in un braccio di ferro politico e istituzionale con Madrid, che minaccia addirittura di destituirlo. La vittoria del campo della secessione ha suscitato l'entusiasmo dei sostenitori delle 'piccole patrie' nell'Ue.
Il segretario della Lega Matteo Salvini ha scritto su Facebook "Forza Catalunya! Alla faccia di Bruxelles e degli Stati centralisti, che vogliono cancellare popoli, lingue, culture, identità e lavoro, c'è chi resiste e partecipa, nel nome della Libertà. Grazie!". Soddisfatto anche l'ex ministro delle finanze greco Yannis Varufakis: "Siamo tutti vittime di una crisi non necessaria. Tutte queste scosse telluriche, come questa in Spagna, devono rafforzare l'Europa".
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