Le foto della frana sulla A18 sono già in Procura. Ieri mattina il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro ha aperto un fascicolo per il momento contro ignoti, l’ipotesi è disastro colposo, che ha co-assegnato con il sostituto di turno. Quindi c’è già un’inchiesta sull’ennesima porzione di territorio siciliano, e della nostra provincia, che crolla e isola paesi e città. Ma risalire alle responsabilità per quanto è successo non sarà affatto facile, nonostante le avvisaglie che il territorio aveva mandato nei giorni precedenti l’imponente movimento franoso che s’è verificato all’alba di lunedì sull’autostrada A18 Mesisna-Catania, all’altezza di Letojanni. Il fronte dell’inchiesta è molto ampio anche perché alle competenze specifiche che riguardano la gestione diretta del tratto autostradale e le protezioni rispetto al costone roccioso, si sommano in questo caso le attività di accertamento legate alla “collina della cementificazione”, ovvero le decine di costruzioni realizzate in contrada Silemi nel corso di questi ultimi anni. Forse già stamane la polizia giudiziaria inizierà con l’attività di acquisizione atti tra uffici pubblici e comuni della zona interessata allo smottamento, che è il primo passaggio obbligato di qualunque inchiesta in cui si prospetta una responsabilità amministrativa penale. Proprio l’aggiunto Barbaro, parecchi anni addietro, si occupò di una della tragedie provocate dalla cementificazione dissennata, quando nel 1998 lungo il torrente Annunziata di Messina, per l’alluvione del mese di settembre morirono sommersi dal fango i tre membri della famiglia Carità e il cingalese Simone Fernando Warnakulasurya. La cronaca degli ultimi decenni è purtroppo piena zeppa di tragedie dovute alla dissennata espansione edilizia lungo le nostre coste. Proprio in questi mesi si sta concludendo il processo di primo grado per il disastro dell’ottobre 2009 che tra Giampilieri, Scaletta e gli altri centri della zona jonica provocò 37 morti. Una delle tragedie più grandi della nostra storia. Un altro esempio. Nel 2006, era novembre, Messina restò per almeno 48 ore completamente isolata su entrambi i versanti, quello catanese e quello palermitano, sia per i collegamenti stradali sia per quelli ferroviari, con gravissimi problemi di energia elettrica e un gigantesco black out da gestire per la Protezione civile. Questo sempre a causa di piogge torrenziali e conseguenti smottamenti in varie aree strategiche di comunicazione. La storia si ripete da decenni. I gravissimi problemi geo-morfologici del nostro territorio sono ancora “intatti”, come le emergenze del 1998, del 2006 e del 2009.
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