Day after per il sindaco di Roma Ignazio Marino che ieri ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico. Dimissioni formalizzate e che scadranno il 29 ottobre.
Alle 10 in punto, giacca chiara e cravatta a strisce blu e rosse, Marino è uscito dalla sua abitazione. Ai cronisti che gli facevano domande ha risposto, entrando in macchina, "buon lavoro". Poi è arrivato in Campidoglio entrando da una porta secondaria, la cosiddetta 'Porta delle Lance' eludendo così i numerosi giornalisti e fotografi che attendevano il suo arrivo. "Sto molto bene, vado a celebrare un matrimonio", ha detto arrivato in Campidoglio per celebrare un matrimonio nella sala rossa.
Il sindaco in una nota ha poi smentito alcune indiscrezioni di stampa secondo le quali avrebbe 'minacciato' di 'vendicarsi'. "Leggo su alcuni quotidiani - ha scritto in una nota - frasi che mi vengono attribuite. Le smentisco. Non ho mai detto 'ora farò i nomi': tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile". "Si tratta di falsità che non ho mai pronunciato -prosegue Marino- Vedo che si parla di mie telefonate con Matteo Orfini che nella giornata di ieri non sono mai avvenute, vedo mie frasi su inesistenti mail di Walter Veltroni pubblicate su La Repubblica, frasi uscite sul Corriere della Sera in cui mi si attribuisce che "ora farò i nomi". Tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile".
Intanto Sel apre a una verifica chiedendo, però, al sindaco di cambiare rotta. "Noi - scrive su Facebook il capogruppo di Sel in Campidoglio, Gianluca Peciola - vogliamo andare avanti con il programma elettorale: è giusto chiedere al sindaco un cambio di rotta, la verità, il rispetto del mandato. Altrimenti può anche confermare le sue dimissioni".
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