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Oggi le dimissioni
del sindaco Marino

Il sindaco di Roma Ignazio Marino è arrivato in Campidoglio. Oggi il sindaco-chirurgo, così come da lui annunciato, consegnerà le sue dimissioni nelle mani della presidente dell'assemblea capitolina Valeria Baglio.

Più che un addio potrebbero diventare una sorta di arrivederci le dimissioni annunciate per oggi dal sindaco di Roma Ignazio Marino. Il D-Day è arrivato e Marino ai numerosi supporter che stamani in piazza del Campidoglio gli hanno chiesto di "non mollare" ha confidato: "Non ci ripenso". Le sue dimissioni saranno così "irrevocabili" tra 20 giorni, come la legge prevede. Dal 2 novembre, a tre giorni dall'avvio del maxiprocesso contro Mafia Capitale a cui sognava di partecipare con la fascia tricolore da paladino della legalità, non sarà più sindaco. Ma il bagno di folla tra tanti elettori e iscritti del Pd che lo hanno votato, e gli oltre 40mila che su Change.org gli chiedono di non dimettersi, non lo fanno solo commuovere fino alle lacrime, come confiderà più tardi su facebook. Lo rafforzano in un convincimento radicato: "Voi siete il sale della democrazia e costituite un patrimonio che Roma non può e non deve perdere". E se in tanti oggi gli suggerivano di ricandidarsi, se i consiglieri della sua lista civica si dicevano pronti a sostenerlo anche in una nuova corsa, il sindaco sembra non lasciare chiusa la porta. Un sogno che i ben informati in Campidoglio non escludono possa diventare realtà. Con Ignazio Marino pronto a correre di nuovo nelle elezioni di primavera, questa volta "mai più con il Pd", come gli chiedono i suoi fan, e forte di una sua lista civica. Un'ipotesi che fa tremare un Pd a Roma già logorato. Così la guerra di nervi con il sindaco dimissionario, tentato fino a ieri ad andare alla conta in consiglio comunale, non è finita. Dopo l'ennesimo stop del commissario romano del partito Matteo Orfini che ha ricordato i "troppi errori", e l'arma sempre innescata di una mozione di sfiducia o delle dimissioni in massa dei consiglieri, il sindaco ha abbassato la guardia. E ha fatto anche "un atto di responsabilità, visto il clima di questi giorni, evitando di andare ieri in tv da Fabio Fazio", come ha confidato ai suoi collaboratori. Così ora si getterà in 20 giorni di ultimo lavoro sulle priorità della città, a partire dall'avvio di tutti i cantieri del Giubileo. Anche oggi, dopo aver celebrato in Campidoglio le nozze di un consigliere della sua lista civica, è tornato al lavoro. Ma ad aspettare Marino ci sono anche gli sviluppi dell' inchiesta aperta dalla Procura dopo "lo scandalo degli scontrini", che ha spinto il Pd a metter la croce sopra il sindaco "marziano". Marino rischia di essere indagato per peculato per una serie di rimborsi spese contestati e già oggi scatterà l'attività istruttoria. E su questo la Lega va all'attacco. "Se uno sbaglia, cade, chiede scusa e va a casa...Ma la parolina magica 'scusa' io ancora non l'ho sentita...", dice Matteo Salvini. Mentre tutto il centrodestra stoppa qualsiasi ipotesi di rinvio delle elezioni di primavera e Silvio Berlusconi assicura che la ri-conquista del Campidoglio è "un obiettivo assolutamente alla nostra portata, non dobbiamo assolutamente farcelo sfuggire". Anche la Chiesa, poi, torna a farsi sentire, ampliando l'orizzonte. Il cardinale vicario Agostino Vallini annuncia una "Lettera alla città" stilata, in vista del Giubileo, perché Roma sia "stimolata a rinascere, ad avere una scossa". "Ripartire dalle molte risorse religiose e civili presenti a Roma", esorta Vallini che auspica anche la "formazione di una nuova classe dirigente nella politica". Mentre il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, si è detto sereno che le dimissioni di Marino "non metteranno a rischio i lavori per il Giubileo". La Città eterna, insomma, può guardare avanti.

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LA LETTERA DI MARINO IN CUI ANNUNCIA LE DIMISSIONI - "Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L'ho fatto avendo come unica stella polare l'interesse della Capitale d'Italia, della mia città".  "Presento le mie dimissioni - spiega -. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un'astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche".

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