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Il relitto del ponte ferroviario tra le cause dell’esondazione

 Una delle concause che avrebbero favorito la tracimazione delle acque del torrente Mela potrebbe essere stato il relitto del ponte delle ferrovie mai rimosso nonostante rappresenti un ostacolo al deflusso delle acque. A rivelarlo ieri sera in consiglio comunale il sindaco Roberto Materia che ha relazionato sull’emergenza alluvionale scattata sabato scorso e che già da stasera dovrebbe affievolirsi con la conclusione degli interventi di rimozione delle ultime sacche di fanghiglia dalle case di contrada Caldà, circa 70 fabbricati sommersi dall’ondata di fango e acqua. Materia ha rivelato che a seguito del sopralluogo effettuato martedì scorso con il dirigente del dipartimento regionale della Protezione civile Calogero Foti, è stato accertato che a circa un chilometro a monte della foce nell’alveo del torrente Mela «insiste un pilone relitto del vecchio ponte ferroviario la cui presenza crea vortici ed ostacolo al regolare flusso torrentizio e potrebbe essere stata una concausa determinante nell’esondazione, la quale, in effetti, è avvenuta proprio in quella zona». Per questa ragione, il sindaco già nella mattinata di giovedì ha inviato a Rete ferroviaria italiana «una formale sollecitazione a rimuovere con urgenza tale manufatto a tutela dell’incolumità pubblica». Dal sopralluogo è emersa anche la necessità di provvedere «all’abbassamento e alla risagomatura dell'alveo torrentizio in prossimità della foce», fatto per il quale già stanno «provvedendo i mezzi dell'Esa in relazione ad una convenzione tra l’ente ed il dipartimento di Protezione civile che l’ing. Foti si è impegnato a stipulare per tale finalità» e ciò sollevando da ulteriori costi il Comune. Il sindaco ha anche assicurato che «gli interventi di ripristino dello stato dei luoghi continuano regolarmente con l’impiego dei mezzi, del personale e delle attrezzature, in stretta collaborazione tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti, in modo particolare Comune e Protezione civile». L’area è ancora interdetta, anche se il sindaco assicura che gli interventi sono stati «condotti già sino all'80%». Il Comune non si accontenta solo della dichiarazione di calamità naturale già deliberata dalla Giunta regionale. Già all’indomani dell’alluvione, il sindaco ha inoltrato al presidente del Consiglio e al presidente della Regione, la richiesta di dichiarazione dello “stato di emergenza”. Ciò consentirebbe anche il ristoro dei danni subiti sia alle strutture pubbliche, ma anche ai privati rimasti senza casa. Sempre l’11 ottobre è stata inoltrata al Genio Civile ed al prefetto richiesta d'intervento di manutenzione dei corpi idrici; il giorno successivo altra richiesta alle sedi Esa di Palermo e Barcellona, per il «mantenimento del personale e delle attrezzature dell’Ente sino a conclusione delle operazioni» di ripristino dei luoghi. Al prefetto è stato chiesto di sensibilizzare gli «organi regionali affinché sia assicurata, sino a conclusione delle operazioni, la collaborazione del personale del Corpo Forestale in servizio antincendio impegnato nelle attività di ripristino». Altra richiesta alla Capitaneria di Porto di Milazzo per le operazioni di scandaglio dei fondali e di recupero e rimozione delle carcasse di auto. Il Consiglio, inoltre, voterà una mozione per sostenere tutte le richieste

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