La Corte dei Conti chiede chiarimenti a Palazzo dei Giurati su come è stata utilizzata sinora l’imposta di soggiorno. L’istruttoria avviata a Palermo fa seguito dell’esposto degli albergatori della località turistica. Confindustria Turismo e Alberghi, presieduta da Sebastiano De Luca, e l’Associazione Albergatori di Taormina, presieduta da Italo Mennella, hanno fatto scattare la loro azione dopo l’aumento delle tariffe deliberato dal Consiglio comunale lo scorso 11 settembre con decorrenza dall’1 gennaio 2016. Da qui ad un mese, dunque, la casa municipale dovrà dare risposta sulle spese dell’imposta a le iniziative alle quali è stata sinora destinata. «L’imposta di soggiorno - afferma De Luca - venne istituita per il turismo e la promozione di Taormina. Al contrario di quanto deliberato a suo tempo, e senza tenere conto di quanto previsto dalle normative nazionali, il Comune di Taormina ha deciso di utilizzare le somme, pari a 4,5 milioni, per i buchi di un bilancio già notoriamente asfittico e insanabile. Tra l’altro, le varie somme impiegate per altri capitoli di spesa sono state deliberate senza il parere dell’Osservatorio permanente turistico composto da De Luca, Mennella, e Piero Benigni, ed è stato bypassato un organo obbligatorio e stranamente ancora da ricostituire. Quanto avvenuto è fuori da ogni logica amministrativa e contabile. Il Comune anziché tagliare in maniera seria e concreta la spesa improduttiva trova facile attingere alle risorse di cassa corrente. Sulle tasse bisogna distinguere gli evasori, che vanno stanati, dai morosi». «La tassa di soggiorno esiste ovunque, non solo a Taormina ma in tante altre città - replica il sindaco Eligio Giardina -, la pagano i turisti e non gli albergatori. Non consentiamo questo “vittimismo” ingiustificato e strumentale. A fronte di tutti i tagli avvenuti nei trasferimenti statali e regionali ai Comuni, è necessario autofinanziarsi senza far ricadere il peso di altre imposte sulle tasche dei cittadini. Questa “rivolta” degli albergatori, ai quali abbiamo sempre dato il dovuto rispetto e la massima considerazione istituzionale, mi infastidisce. L’Imposta di soggiorno è stata da noi impiegata correttamente e lo dimostreremo senza alcun problema. Non è una tassa di scopo. Chi insinua e ci accusa venga a dimostrare dov’è il reato o presunto tale. La Corte dei Conti, semmai, ci ha richiamati perché anche l’anno scorso a Taormina si è registrata una percentuale di pagamento da parte degli operatori economici che oserei definire “ridicola” su alcune imposte come l’Imu, pari per l’esattezza all’11%. Dobbiamo forse trasformarci in “sceriffi” nei confronti di chi non paga l’Imu?». «Noi siamo sempre stati collaborativi e propositivi - conclude De Luca - e vogliamo continuare ed esserlo in avvenire, ma qui la pressione fiscale è arrivata all’80%. Gli imprenditori, non potendo più pagare sono costretti a ricorrere alle rateizzazioni».
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