Domenica 22 Dicembre 2024

"Borsellino non fu avvisato
del rischio attentato"

"Vidi in aeroporto, a Roma, Borsellino dopo la strage di Capaci. Ci appartammo per parlare e io gli accennai alla nota del capo della polizia Parisi in cui si parlava di un rischio di attentati ai nostri danni. Lui, meravigliato, mi disse di non essere stato informato della vicenda". Lo ha raccontato l'ex ministro della Difesa, Salvo Andò, deponendo al processo per la strage di via d'Amelio, in corso a Caltanissetta, che vede imputati i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Calogero Pulci e Francesco Andriotta. Andò aveva saputo da Parisi, allora capo della polizia, di un piano di attentati che avrebbe avuto come bersagli sia lui che Borsellino. Nessuno però avrebbe avvertito il giudice. Il teste ha poi negato di avere mai avuto dai carabinieri del Ros richieste di supporto politico per contatti con esponenti di Cosa nostra. Sull'avvicendamento al Viminale tra Vincenzo Scotti e Nicola Mancino, secondo alcune ipotesi investigative finalizzato a neutralizzare l'attività antimafia avviata da Scotti, Andò ha detto: "Scotti non mi ha mai detto nulla di ciò. Anzi quando si dimise da ministro degli Esteri non fece cenno a desideri di proseguire la sua azione, mi disse solo che, avendo la Dc posto i suoi davanti alla scelta tra la carica di parlamentare e quella di ministro, di avere optato per il Parlamento". 

"Qualche mese dopo la strage l'ex questore Arnaldo La Barbera ci restituì la borsa di mio padre. L'agenda rossa non c'era più. Io mi lamentai della scomparsa e chiesi che fine avesse fatto. La Barbera escluse che ci fosse stata e mi disse che deliravo". Lo ha raccontato Lucia Borsellino, figlia del giudice assassinato dalla mafia ne 1992, deponendo, a Caltanissetta, al processo a boss e falsi pentiti per l'eccidio di via D'Amelio. La teste ha ricordato il teso scambio di battute con La Barbera, che coordinò il pool che indagò sulle stragi Falcone e Borsellino. "Quando gli manifesti il mio fastidio - ha aggiunto - mi disse che avevo bisogno di aiuto psicologico". La figlia del magistrato ha raccontato di avere successivamente trovato a casa del padre un'altra agenda, di colore grigio, che consegnò all'allora pm di Caltanissetta Anna Palma. "Visto quanto accaduto nella storia di questo paese - ha aggiunto - chiesi che ne facessero delle fotocopie e che acquisissero quelle, ma che l'originale ci fosse restituito". (ANSA)

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