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Terrorismo, l'arrestato
è della rete anticristiana

Nell'ambito dell'operazione antiterrorismo della Polizia di Stato, che ha arrestato il pakistano Muhammad Bilal, sono indagati altri due extracomunitari. L'inchiesta è cominciata dopo alcuni disordini scoppiati il 14 ottobre 2014 nel centro di prima accoglienza Città del Sole di Piazza Armerina (EN) a cui avevo preso parte l'indagato. Dall'indagine finalizzata alla ricostruzione dei fatti i poliziotti hanno accertato che il giovane aveva un ruolo da leader nella comunità pakistana a Piazza Armerina e che, nonostante possedesse 6 schede telefoniche, tutte in uso ad altre persone, utilizzava una scheda intestata a un'altra persona. Su facebook, Bilal diceva di appartenere all' organizzazione pakistana già dichiarata di matrice terroristica militare, denominata Sipah-e-Sahaba Pakistan. In uno dei numerosi post pubblicati dal soggetto veniva riportata la seguente frase: "Cerca di interessarti al martirio La jihad andrà avanti fino alla fine".

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E' il pakistano Muhammad Bilal, 25 anni, l'uomo arrestato dai poliziotti della Digos di Enna su richiesta della Dda d Caltanissetta per apologia del terrorismo. Secondo gli inquirenti farebbe parte di un'organizzazione terroristica anticristiana e antisciita. Su facebook aveva diffuso numerose immagini inneggianti alla jihad e alla violenza. Ed erano tantissimi i "mi piace" che i suoi post accumulavano. Una delle foto diffuse attraverso il social network ritrae una bottiglia di Coca Cola, considerata uno dei simboli della cultura occidentale, sormontata da un proiettile e recante il messaggio "Chi acquista questi prodotti contribuisce all'uccisione di molti palestinesi". E non mancavano nemmeno i post di approvazione dopo la strage nella redazione del giornale satirico francese "Charlie Hebdo". In Sicilia Bilal è arrivato, a bordo di un barcone proveniente dalla Libia, nel gennaio 2014 e smistato in un centro di accoglienza a Siracusa. Il 19 giugno dello scorso anno è stato collocato nella comunità "Città del sole" di Piazza Armerina ed è proprio durante la sua permanenza nella città ennese che gli investigatori hanno spostato la loro attenzione su di lui. Bilal si era reso protagonista in diverse occasioni di atti di intemperanza e quando erano intervenute le forze dell'ordine aveva manifestato insofferenza verso di loro.

Il 17 agosto di quest'anno la Commissione immigrazione della Prefettura di Enna gli ha negato lo status di rifugiato politico e Bilal aveva anche presentato ricorso contro questa decisione. A suo ci sono parecchie intercettazioni; in una conversazione un suo connazionale, che vive in Pakistan, gli disse: ''Ma come pensi di riuscire a ottenere lo status di rifugiato se sei un talebano?''. Nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari dell'inchiesta il procuratore capo facente funzioni di Caltanissetta Lia Sava e il questore di Enna Ferdinando Guarino hanno escluso l'eventualità che in Italia possano verificarsi attentati terroristici. Bilal ha viaggiato anche nel resto d'Italia utilizzando soprattutto l'autobus e adesso gli inquirenti stanno ricostruendo la rete di contatti che aveva sul territorio nazionale e quindi l'arresto del venticinquenne pakistano rappresenta solo il primo capitolo di un'inchiesta più ampia. Bilal era pronto a partire per il Canada dove aveva contatti con suoi connazionali.(ANSA)

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