Pasolini è sempre stato sulle palle al sistema. Perché nessuno come Pasolini ha mostrato i panni sporchi del sistema. E il sistema lo ha odiato e osteggiato in tutti i modi. Lo ha perfino portato in tribunale e processato per le sue opere. Cosa mai avvenuta in Italia.
Pasolini ha dovuto difendere davanti ai giudici i propri romanzi e i propri film. Addirittura il sistema è arrivato ad accusare Pasolini di rapina a mano armata (qualcuno giurò d'aver visto Pasolini rapinare al Circeo un benzinaio per un bottino di ventimila lire) e di favoreggiamento (qualcuno giurò d'aver visto Pasolini aiutare due latitanti a fuggire): a tal punto era stato demonizzato il personaggio-Pasolini. Presunti reati dai quali Pasolini uscì ovviamente assolto ma solo dopo il terzo grado di giudizio.
Alla fine, quando non ne ha potuto davvero più di Pasolini, il sistema lo ha ucciso. Le prime parole di Moravia la notte dell'omicidio: "Questo è un delitto di Stato". Il sistema se ne è liberato. Ma non definitivamente. A poco a poco il sistema si è accorto che poteva gestire la figura di quel poeta così scomodo da vivo. Se ne è riappropriato. Ha fagocitato Pasolini, lo ha digerito. E infine lo ha evacuato. Il risultato è l'escremento mediatico-celebrativo che il sistema ci propina in questi giorni. Il sistema celebra i 40 anni dall'omicidio che lui stesso ha compiuto.