C’ era da aspettarselo. Quella del terrorismo che prende di mira un aereo era la complicazione che temevamo di più, dopo che un manipolo di leader-idioti occidentali (per motivi non certo nobili) e quattro intellettuali del piffero hanno fatto di tutto per soffiare sul fuoco delle rivolte in Nord Africa e nel Medio Oriente, . quando, addirittura, non le hanno organizzate a tavolino, come i servizi segreti francesi in Libia, a cui i soliti gonzi battevano le mani mentre a Parigi si abbuffavano di petrolio e uranio. Oggi hai voglia di ripetere “chi rompe paga e i cocci sono i suoi”, per un motivo molto semplice: ancora manco ce li immaginiamo i danni procurati dai perbenisti in servizio permanente effettivo. E allora facciamoci un bel sondaggio-selfie, con domande e risposte, a bruciapelo, per cercare di orientarci in questo maledettissimo ginepraio. A chi li dobbiamo mettere in conto i 224 poveri morti dell’aereo russo sfracellatosi nelle pietraie del Sinai? A quelli che hanno messo in moto questo macello. Per biechi interessi nazionali, per “moda culturale” o, molto più semplicemente, per mera cretinaggine e vanagloria. E la capacità di colpire dei fondamentalisti islamici, che erano scomparsi dal Nord Africa e sono stati resuscitati da Sarkozy, Cameron e Obama, arriverà a minacciare anche l’Europa? Forse. Le possibilità esistono, ma sono minime. Basta solo tale risposta, però, a farci salire su un aereo (o un treno o una nave) con una certa inquietudine. Quanto ci costerà tutto questo? Assai. Un cofano di euro, perchè la sicurezza è una di quelle cose che hanno un prezzo alto e su cui non si può risparmiare. Ora i nodi vengono al pettine e bisogna darsi una mossa. Chi ha parlato, straparlato e predicato a vanvera, prima, si cucia la bocca e lasci ai diplomatici di professione, bravi e lungimiranti (che non mancano) il compito di aggiustare il carrozzone, che arranca, cigola e perde pezzi. Dunque, andiamo al sodo. L’Airbus 321 della Metrojet russa, precipitato sul Sinai durante il volo da Sharm-el-Sheik a San Pietroburgo, è esploso per colpa di una bomba o è, addirittura, stato abbattuto? Dopo la risposta che sarà possibile dare cambieranno molte cose, a cominciare dalle strategie di sicurezza che dovranno essere adottate. Sul fatto che si sia trattato di un attentato ormai ci sono pochi dubbi. All’inizio, egiziani e russi hanno un po’esitato, ma poi, a poco a poco, è venuta a galla la verità, con i portavoce dell’Isis che si facevano beffa dei media occidentali. I primi a parlare di “possibile attentato” sono stati gli inglesi, seguiti a ruota da francesi e americani. Poi si sono mossi i russi, non con le chiacchiere, ma con i fatti, organizzando il precipitoso rientro in patria di migliaia di connazionali sbarcati in Egitto per le vacanze d’autunno Buoni ultimi sono arrivati gli israeliani, ma con la musica, nel senso che i loro servizi segreti hanno offerto notizie di prima mano, cercando di abbozzare qualche ipotesi conseguente. Il primo ragionamento è quello fatto sulla traccia radar: l’aereo, a circa 30 mila piedi d’altezza, tenta improvvisamente un fulmineo rialzo di quota, che lo manda in stallo e lo fa precipitare. Errore del pilota o disperato tentativo di evitare un ostacolo improvviso in arrivo dal basso? E qui entrano in gioco gli specialist israeliani. Forse è troppo presto per poterlo dire, affermano a Gerusalemme, ma la manovra abbozzata dai piloti russi assomiglia molto a quella “di fuga” tentata dai “top gun” quando vogliono sfuggire a un missile a guida termica o, addirittura, a guida radar. Pare che spifferi di questo tipo circolino anche nei corridoi del Cremlino: il pilota del volo russo avrebbe tirato all’insù il naso dell’aereo, perdendo immediatamente portanza e facendo finire l’Airbus in stallo, cioè nell’incapacità di sostenersi in aria. Seconda osservazione a sostegno dell’ipotesi missile. Quando esplode una bomba a bordo, un’aereo si disintegra immediatamente (per la decompression) e i suoi resti vengono sparsi lungo chilometri e chilometri. In questo caso, però, l’Airbus si è spaccato in due e si è incendiato, come avviene ai velivoli abbattuti da un missile terra-aria. Il Pentagono, in un primo momento ha escluso che la catastrofe fosse stata provocata da “cause esterne”. Ma poi ha dovuto ammettere che i suoi satelliti-spia hanno segnalato un “flash” tipico delle esplosioni in corrispondenza dell’ultima posizione tenuta dall’Airbus russo. Non si sono sbilanciati, ma a mezza voce hanno parlato di “bomba”. Come mai tra gli occidental nessuno ha parlato di “missile”? Beh, la risposta ce l’hanno pronta gli israeliani.. L’aereo volava a quasi 10 mila metri, cioè troppo in alto per essere colpito dai missili “a spalla” che circolano tra le milizie jihadiste (i “Sam” russi e gli “Stinger” americani). A meno che… a meno che, rivelano a Gerusalemme, all’Isis non siano arrivati i micidiali “Buk” (di fabbricazione russa) che circolavano liberamente tra gli insorti in Libia. E che potrebbero essere stati ceduti al “Califfo” in cambio di una sporta di dollari o di una donazione “amichevole” degli estremisti islamici asserragliati a Bengasi e dintorni. Il “Buk”, per capirci, è lo stesso tipo di missile che ha abbattuto l’aereo civile malese nei cieli dell’Ucraina. E così, come nel gioco dell’oca, tra un dado (truccato) e l’altro, torneremmo alla casella di partenza. I francesi e gli altri compagni di merende, approfittando della “Primavera” tunisina (l’unica veramente spontanea), hanno scompaginato la Libia per liquidarsi Gheddafi con cui non facevano più buoni affari e hanno provocato una guerra tribale di cui non si vede la fine. Poi hanno esportato armi e munizioni (e missili) nel resto del Medio Oriente, sperando di ridisegnare la mappa geo-politica e affaristica con i nuovi leader. Giunti al potere perchè sostenuti da loro. Non badate al fatto che i “Buk” siano russi, perchè in quel lupanare che è diventata la diplomazia internazionale, spesso far circolare le armi del “nemico” è un trucchetto da magliari. E, comunque, la geografia del Medio Oriente è ormai talmente schizofrenica che non capisci mai chi siano veramente i tuoi alleati e a chi stai cedendo le armi. L’Isis ha così volute colpire tutti indistintamente, nel senso che orma il “Califfo” non fa differenza tra russi, americani, francesi e via discorrendo. Volevate la coalizione per combattere l’Isis? E allora pigliatevi questa risposta, buona per tutti.
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