«Un atto di guerra compiuto dall’esercito dell’Isis» e la Francia saprà essere «spietata». François Hollande prova a rassicurare i francesi nel giorno più difficile per tutti. Assieme al suo primo ministro Manuel Valls: «Siamo in guerra. Sarà lunga e difficile, e per questo dobbiamo attenderci altri attacchi. Ma risponderemo colpo su colpo per distruggere l’Isis». Ma se contro lo Stato islamico si promette battaglia, la politica francese cerca di abbassare i toni, sospende la campagna elettorale per le Regionali e, per un giorno, accantona le polemiche. Persino Marine Le Pen si è limitata a ripetere il solito refrain: «La Francia deve vietare le organizzazioni islamiche, chiudere le moschee radicali ed espellere gli stranieri che predicano l’odio sul nostro territorio»; e stamani sfilerà come gli altri leader politici all’Eliseo, per le consultazioni con Hollande. Una scena più unica che rara in Francia, dove persino nelle gravi ore dopo l’attentato a “Charlie Hebdo” la presidente del Front National si organizzò la sua marcia nel sud del Paese e non fu invitata a quella che in simultanea unì leader di tutto il mondo a Parigi. L’Isis, intanto, avverte: «Siamo solo all’inizio della tempesta. Non avrete pace». Il bilancio finale è agghiacciante: 129 morti e più di 350 feriti (99 gravi). Tra i terroristi – è certo – anche una donna e un rifugiato. Riguardo alle esplosioni intorno allo stadio, identificati tre kamikaze: un siriano, un egiziano e un francese. Volevano entrare allo stadio – dove si trovava Hollande –. È caccia ai jihadisti a est di Parigi: la polizia è sulle tracce di quattro di loro – uno era schedato –. Arresti in Belgio. Secondo la Gran Bretagna ha agito una cellula autonoma. E ora si temono attacchi incrociati. Il presidente iraniano Rohani ha intanto annullato le visite a Roma e Parigi. Sospeso l’accordo di Schengen.
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