La sanguinosa catena di attentati di Parigi è il primo segnale evidente di una completa sinergia, con l’impiego di un esercito di terroristi, tra al Qaida e l’Isis. Ne sono convinti i servizi segreti israeliani, che già da settimane “monitoravano” il riavvicinamento tra Ayman al Zawahiri, erede di bin Laden, e Abu Bakr al-Baghdadi, il “Califfo”. Si tratta di una chiave di lettura inquietante, perché mette assieme la forza dilagante dell’Isis (e dei suoi “infiltrati” di ritorno da Siria e Irak),con le raffinate capacità “tecniche” (informatica, esplosivi, gestione e sincronizzazione delle operazioni) maturate dai qaidisti. I servizi di intelligence francesi “sapevano” della nuova santa alleanza tra al Qaida e l’Isis e che Parigi era nel mirino. Recentemente, al-Zawahiri aveva invocato l’unità dei jihadisti per condurre attentati “delle dimensioni dell’11 settembre”. Il governo israeliano, evidentemente in possesso di informazioni “sensibili”, ha offerto piena collaborazione a quello francese nel campo dell’intelligence-sharing. Gli specialisti di Tel Aviv sono convinti che i terroristi mirassero al bersaglio grosso, cioè allo stesso presidente Hollande e che le esplosioni fuori dallo Stade de France, dove il presidente assisteva alla partita Francia-Germania, fossero un diversivo. Comunque, il dato più sconfortante è che i servizi segreti francesi erano praticamente all’oscuro di tutto. Eppure, dicono a Gerusalemme, l’operazione era in preparazione da mesi e ha coinvolto, tra finanziatori, “operativi”, “coordinatori”, logistica, “portaordini” e network di comando non meno di 200 terroristi. Gli attentati sarebbero legati alla Conferenza di Vienna sulla Siria e sono considerati una “risposta” ai raid aerei francesi. In questo senso, anche l’abbattimento dell’airbus russo rientrerebbe in una campagna di vendette mirate. Promesse di rappresaglie sono state rivolte contro Washington, Londra e l’Italia.
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