Domenica 22 Dicembre 2024

Ettore Messina: torno in azzurro
con grande responsabilità

Ettore Messina: torno in azzurro con grande responsabilità

– Coach, buongiorno. Sono trascorsi venti giorni dal suo ritorno sulla panchina della Nazionale: un evento accolto, in maniera unanime, con grande soddisfazione. Il suo stato d’animo cosa trasmette?

«Si è creato un entusiasmo che un po’ mi spaventa soprattutto per il mio modo di vedere le cose e la vita. Mi spaventa il concetto di “deus ex machina” che arriva e risolve la situazione, mentre in realtà non c’è molto da mettere a posto. Soprattutto non vorrei che si finisse per distogliere l’attenzione da coloro che, invece, sono i veri protagonisti, cioè i giocatori. Il nostro futuro dipende dai ragazzi e dalla capacità di stare bene insieme, di creare un gruppo unito e solido».

– Immagino che per Ettore Messina mettersi in gioco rappresenti una sfida tutta da vivere.

«Ovvio che l’euforia mediatica e degli appassionati di basket è qualcosa che ti conforta e la speranza è di non disattendere le aspettative che si sono create. La chiamata del presidente Petrucci mi ha fatto molto piacere e sarei bugiardo a non ammettere che, quando la Federazione ha deciso di cambiare ct, mi aspettavo una telefonata. Come in un concorso per primario, sai di avere i titoli per la nomina... Certo, che me lo abbiano chiesto con tanto entusiasmo e fiducia, mi fa ritenere che qualcosa di buono in carriera l’ho fatto. Ma ora ci vogliono i risultati per realizzare il sogno della qualificazione ai Giochi di Rio».

– Se i suoi Spurs andranno in finale, lei dovrà preparare il Preolimpico in appena 15-20 giorni. Ma dopo aver letto le sue prime dichiarazioni, non sembra per nulla preoccupato.

«Non solo l’Nba, ma tutte le migliori leghe europee terminano più o meno nello stesso periodo. Prendiamo ad esempio l’Italia: una finale Milano-Reggio Emilia coinvolgerebbe tanti atleti di interesse azzurro. Insomma, ovunque è così e in ogni caso ci saranno i miei assistenti a iniziare il lavoro. Paradossalmente sono i nostri tre giocatori Nba che potrebbero avere più tempo a disposizione per preparare l’appuntamento, dal momento che le loro squadre, oggi, non sembrano da playoff».

– Come immagina la “sua” Nazionale?

«Non penso assolutamente a stravolgimenti, anche perché la chimica di squadra è eccellente ed esiste un’ottima unione sul piano umano. Sarà forse perché da due stagioni lavoro con coach Popovich, ma per me - innanzitutto - è fondamentale essere coesi e disciplinati con la palla. Poi si può vincere o perdere, ma questa è la base di partenza».

– Torino è una candidata forte ad ospitare il torneo Preolimpico.

«Se si giocherà in Italia sarà bellissimo. E ricordo ancora la passione che si creò per gli Europei del 1991 a Roma. In questo caso bisognerà parlare, e anche tanto, con i giocatori perché affrontare in casa l’evento non è garanzia di vittoria. Bisognerà evitare, infatti, che questa opportunità di fattore campo a favore provochi eccessiva ansia da risultato, fino a strangolarti, impedendo di offrire il meglio».

– In questo primo mese di campionato come ha visto i tre italiani nella Nba?

«Ognuno si sta ritagliando uno spazio importante nelle sue squadre e anche se Bargnani a Brooklyn sta giocando meno minuti, sono convinto che presto il suo rendimento e il suo utilizzo cresceranno. E abbiamo appena giocato contro un Gallinari che era reduce dalla migliore prestazione della stagione (32 punti, 8 rimbalzi e 8 assist contro New Orleans, ndc)».

– Datome al Fenerbahce, Hackett all’Olympiacos e Melli al Bamberg di Trinchieri sono gli altri osservati speciali.

«E sono partiti molto bene. Statisticamente e per l’impatto che stanno avendo nei momenti decisivi delle partite. Potranno fare strada in Eurolega e quella di andare all’estero è stata una scelta intelligente. Un’esperienza che li arricchirà e li farà crescere ulteriormente».

– Discorso da allargare anche al talento di Reggio Emilia, Federico Mussini, che ha lasciato l’Italia e la lotta-scudetto per l’univerasità di St. John.

«È splendido vedere un giovane che decide di giocare in un college americano e il mio riferimento va a un altro atleta di Reggio Emilia: Amedeo Della Valle. Non è solo una preziosa opportunità cestistica, ma pure un’esperienza di vita».

– Abass (Cantù) è la bella novità, in prospettiva azzurra, offerta dalle prime giornate di Serie A, il cui livello, però, è sempre più basso e rischia di ridimensionare il valore delle prestazioni...

«Non voglio fare come i tanti che vivono lontano e sentenziano. Alla fine che siano in Italia, Turchia, Grecia o Germania dobbiamo prendere tutto quello che di positivo i nostri ragazzi riescono a produrre e realizzare, in un contesto popolato da stranieri. Essere mentalmente competitivi e giocare con autorità è sempre importante, a prescindere dal campionato».

– L’inizio di San Antonio è stato brillante, con dieci vittorie e tre sconfitte...

«Aldridge e West si sono inseriti subito nel nostro gruppo, stiamo provando nuove soluzioni e i margini di crescita sono notevoli. Nella scorsa stagione, i tanti infortuni ci hanno costretto sempre a inseguire. Adesso, invece, mi piace pensare che stiamo mettendo fieno in cascina, riuscendo a curare i dettagli in vista della fase decisiva della stagione».

– Ginobili è arrivato (forse) all’ultimo giro di giostra, ma il suo rendimento rimane da stella assoluta.

«A 38 anni si sta godendo il campionato come meglio non si può. Lo sta affrontando senza ansie e senza pressione, ma con il solito spirito vincente e la solita personalità. Vederlo giocare in questa maniera è un piacere. E non sarei così sicuro che a fine stagione si ritirerà».

– Steph Curry mvp già a Natale?

«È il pericolo pubblico numero 1, con una incredibile continuità di prestazioni ad alto livello. Facciamo così: a lui il titolo-bis di migliore della stagione e magari a San Antonio qualcos’altro...».

Così parlò Ettore!

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La scheda

Da due stagioni ai San Antonio Spurs

Ettore Messina, 56 anni, è nato Catania, ma è veneto d’adozione e bolognese di consacrazione cestistica. Da due stagioni è assistente di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs, franchigia tra le più prestigiose del mondo. Ma non è sua la prima volta nella Nba: nel 2011-12 era nello staff di Mike Brown ai Los Angeles Lakers.

Il suo palmares è strepitoso: ha vinto quattro Euroleghe, due con Bologna e due con il Cska Mosca (che ha allenato dal 2005 al 2009 e dal 2012 al 2014); quattro scudetti (tre con la Virtus e uno a Treviso) e una serie infinita di titoli in Russia, comprese tre Vtb League. Per un anno è mezzo è stato anche al Real Madrid, ma senza fortuna.

È alla seconda esperienza in Nazionale dopo il quinquennio dal 1992 al 1997, chiuso con l’argento agli Europei di Barcellona.

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