È stata una carognata. Anzi, peggio. Un agguato. Voluto, cercato e commesso con la strafottenza del “tanto peggio tanto meglio”, alla faccia della sicurezza di tutti noi, imbarcati come siamo in un caicco centrifugato da un mare in burrasca e che, per giunta, fa acqua da tutte le parti. Parliamo del cacciabombardiere russo Sukhoi-24, abbattuto sul confine siriano dai turchi, per uno “sconfinamento” che, nel peggiore dei casi è stato di un paio di chilometri ed è durato una decina di secondi. Mentre, nell’altra ipotesi, altrettanto accreditata, non c’è mai stato o è avvenuto per qualche centinaio di metri, durando un batter d’occhio. Domanda: è sano di testa chi rischia la terza guerra mondiale, per appagare l’orgoglio ferito… dai millimetri? Abbattendo l’aereo di una superpotenza nucleare comandata da uno che va per le spicce, come Putin? E che, detto per inciso, sta bombardando, tra gli altri (ma non solo, occorre dirlo onestamente, perché non vogliamo santificare proprio nessuno), anche gli integralisti che hanno insanguinato Parigi un paio di giorni prima? Certo, tutto questo giova di sicuro al “Califfo” e ai suoi tagliagole, non certo all’Occidente o a chi piglia un aereo tutti i giorni per spostarsi, tranquillo e beato, nei cieli di mezza Europa. E così andiamo subito al cuore del nostro discorso, corto e netto, evitando i blablabla che fanno tanto “fino”: oggi siamo tutti a rischio quando usciamo dalla porta di casa. Chi più, chi meno. Se non ce lo ficchiamo bene nella capa continueremo ad arricciare il naso e a esprimere giudizi maldestri, sbagliando completamente bersaglio e dandoci lo zappone sui piedi. I sofismi tanto al chilo lasciamoli agli “intellettuali” del piffero, agli inguaribili terrazzaioli capaci di discutere dei massimi sistemi, mentre si abbuffano di ostriche e champagne parlando della fame nel mondo. E che pretendono di dare lezioni e di esortare “al sacrificio” senza avere mai sgobbato un solo giorno nella loro vita. Una vita che è fatta di priorità. E la nostra dev’essere, con precedenza assoluta su tutto il resto, quella di campare normalmente, senza saltare per aria mentre ci pigliamo una granita, senza che i nostri figli rischino di essere presi a raffiche di mitra andando a un concerto e senza il bisogno di raccomandarci l’anima a Dio ogni volta che saliamo su un treno, un jet o una nave. Chiediamo troppo, di grazia? Il resto viene dopo, molto dopo. L’emergenza che ci toglie l’aria che respiriamo è il terrorismo. E sbagliamo, anzi siamo dei perfetti cinici, se pensiamo che le cose debbano capitare sempre agli altri. Ma andiamo ai fatti e cerchiamo di analizzarli in modo che ognuno si faccia un’idea della vicenda. E, per capire di cosa parliamo, se proprio vogliamo fare il conto della lavandaia in base ai dati ufficialmente forniti dai turchi, salta subito fuori una gran “patacca”, alla quale, purtroppo, ha subito abboccato Barack Obama.
I turchi hanno
fatto una carognata
Le giustificazioni e le tracce radar non convincono. Un incidente? No, un agguato
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