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Uno schiaffo a Teheran e alla Casa Bianca

Uno schiaffo a Teheran e alla Casa Bianca

In politica estera niente succede per caso. Che Arabia Saudita e Iran fossero destinati a prendersi di petto era scritto. Nella storia degli ultimi 2500 anni e in quella dell’islamismo militante –le due grandi correnti eredi del Profeta, il sunnitismo e lo sciitismo, si danno infatti battaglia da secoli, senza esclusione di colpi –. Ma questa temibile evoluzione delle relazioni internazionali era stata abbondantemente prevista anche dopo il fenomeno delle “Primavere arabe”, che hanno lasciato dietro di loro una pila di macerie ancora fumanti, sconvolgendo gli equilibri militari e diplomatici di una vastissima regione. Una macro-area di crisi che, dalla Mauritania, arriva fino all’Asia Centrale. Parliamoci chiaro: l’esecuzione dello sceicco sciita Nimr al-Nimr è stata uno schiaffo in faccia mollato dai sauditi agli ayatollah di Teheran e a Barack Obama. Punto. Nessuno dei sunniti che contano, nel Golfo Persico, ha mai accettato la soluzione che la Casa Bianca ha trovato per il nucleare iraniano e, a cascata, per la Siria e, prima ancora, per l’Egitto e la Libia. Ragion per cui ora giocano pesante. A sparigliare. Aver tenuto la coda ai francesi mentre si liquidavano Gheddafi (per l’uranio e il petrolio, altro che democrazia!) e aver gettato a mare con tutte le scarpe Mubarak per “investire” sui Fratelli Musulmani di Mohammed Morsi, ha fatto girare le spalle, e non solo quelle, a tutta la dinastia saudita, che ora odia o, tutt’al più, guarda di sguincio, gli americani. Re Abdullah per due anni ha rifiutato di parlare al telefono con Obama, trattandolo come un pezzente. Non solo. Ma, capita l’antifona, e cioè il fatto di trovarsi davanti un transatlantico Usa senza timone, gli sceicchi di Riad hanno sùbito chiesto aiuto nucleare al Pakistan e missili di ultima generazione alla Cina. Per non parlare dei colloqui d’amicizia con la Russia. E che dire dei rapporti con l’ex feroce nemico israeliano, oggi diventato un amicone? Insomma, si è girato il mondo sottosopra. E mentre Khamenei blocca qualsiasi pellegrinaggio iraniano alla Mecca, la diplomazia occidentale non può far altro che guardare a bocca aperta, quasi inebetita, i sauditi che gettano benzina sul fuoco. In Europa e a Washington si comincia a temere che l’ultimo atto delle “Primavere arabe” potrebbe proprio essere uno scontro titanico, nel Golfo Persico, tra sciiti e sunniti.

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