L'unico che oggi 'conosce' l'assassino di Ashley Olsen, la 35enne americana uccisa a Firenze, è il suo cane, un beagle: non deve aspettare le prime risposte dell'autopsia prevista domani a medicina legale, un esame da cui gli investigatori della polizia si aspettano alcune certezze da confrontare con i 'passi falsi' che l'omicida potrebbe aver compiuto. L'animale, mite, bianco e macchiato di marrone chiaro, notato da parecchi nel quartiere di Santo Spirito in compagnia della sua padrona, ha visto strangolare la sua padrona e fino alla scoperta del cadavere è rimasto giorni, almeno due, in casa: ci sono i segni delle sue esigenze dentro la casa. Se anche avesse guaito, si fosse lamentato, difficilmente avrebbe potuto udirlo qualcuno, perché sia l'appartamento dirimpetto a quello della 35enne americana, sia quello al piano di sopra, sono disabitati, sfitti. Niente da fare anche per il piano terreno, sulla strada, via Santa Monaca: c'è un negozio, ma di sicuro la notte è chiuso. Poi il terzo piano comincia a essere troppo in alto, e traffico stradale e chiacchiericcio fuori, anche la notte, possono confondere i rumori. Tutti particolari messi a fuoco dagli investigatori della squadra mobile e probabilmente a conoscenza anche dell'omicida, casomai Ashley abbia, o avesse, gridato. Comunque sia, per la polizia l'assassino potrebbe aver fatto qualche 'passo falso'. Potrebbe, cioè, aver lasciato delle tracce. In casa, in strada, sul cadavere. Tracce utili alle prove del dna, per esempio, potrebbero esserci se ha strangolato Ashley e se dopo l'avesse trascinata per qualche motivo nel monolocale: accertamenti specifici su un eventuale spostamento del corpo sono in corso, anche se dalle prime ispezioni non risultano segni evidenti. Per gli investigatori comunque la scena del delitto non è ancora 'ferma', cristallizzata. Ci sono aspetti che non tornano ancora, non vanno dati per scontati e vanno puntualizzati. Nella casa di via Santa Monaca non ci sono segni di lotta, né di disordine tra gli arredi e gli oggetti. Il cadavere è stato trovato più o meno nella stanza principale del monolocale, che si compone anche di un piccolo bagno, di un soppalco e di un piccolo locale ad uso di cucina. Se l'assassino avesse trascinato Ashley, si fa osservare, potrebbe aver lasciato tracce sul suo corpo, magari riscontrabili con l'autopsia. Altre tracce si cercano in casa. Sono stati sequestrati oggetti di uso comune, tipo catenine, che verranno esaminati e che potrebbero esser stati usati, anche per lo stesso strangolamento, dall' assassino. Escluso invece che sia stato portato via qualcosa: Ashley teneva con sé pochi soldi, quindi la rapina ad ora sembra un movente poco probabile. Poi c'è un errore possibile, importante, forse commesso nelle vie dell'Oltrarno: esser entrato nell'obbiettivo di una telecamera. Ce ne sono molte, anche a pochi metri dalla porta dove oggi qualcuno ha appoggiato fiori per Ashley. La polizia sta visionando le immagini disponibili. Al vaglio anche i racconti dei primi testimoni. Il fidanzato pittore - sentito per molte ore ieri - ha detto di non aver sentito Ashley da due giorni (dal 7 gennaio, quindi) dopo un litigio e così di essersi deciso ad andare a vedere come stava, trovandola così morta. Lui avrebbe detto alla polizia di volerle bene, ma anche che il loro era un rapporto con 'alti e bassi', con fasi alterne, discussioni che portavano a degli allontanamenti temporanei. Poi ritornavano insieme. Sentiti numerosi amici della coppia da cui emerge che Ashley è stata vista l'ultima volta da alcune amiche la sera tra il 6 e il 7 gennaio. La sua ultima notte. Insieme sarebbero state in un locale dell'Oltrarno, poi lei sarebbe andata a casa e non l'avrebbero più rivista.
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