Stiamo smarrendo i valori cardine della civiltà occidentale, generoso frutto del Cristianesimo e dell’Illuminismo, perché rifuggiamo da qualunque “sfida” e preferiamo vivere alla giornata. A questa logica suicida abbiamo adattato il nostro modo d’essere e d’agire, sempre meno finalizzati all’interesse generale, soprattutto delle generazioni che verranno. Subiamo ogni evento e speriamo nella buona sorte: tutto si aggiusterà e mai perderemo ciò che abbiamo, neppure la libertà.
Riflettiamo sullo “strano” Capodanno che ha vissuto la Germania, da Colonia a Berlino, dove si è scatenata una “caccia alla donna” senza precedenti. Fatti isolati, organizzati o frutto di troppe bollicine? Una cosa è certa: nuovi (dis)valori d’importazione si stanno imponendo, anche con la violenza, a danno dei nostri. Forse troppo sbiaditi, poiché non difesi e supportati come sarebbe logico. Ricordate quante volte è stata raccontata la favoletta della società multiculturale? È diventata un mantra, tanto che non abbiamo fiato per dire che esistono - ancora oggi - troppi Paesi dove le donne sono assoggettate all’uomo, dove la religione condiziona ogni aspetto della vita, dove vengono mozzate teste e mani. Possono coesistere tali “princìpi” con i nostri? Quanto a lungo potremo continuare a vivere alla giornata, leggasi petrolio e affari, senza “sporcarci le mani” per difendere le libertà di cui godiamo? Ubriachi di buonismo, schiavi del politicamente corretto, assuefatti all’ignavia, rischiamo di tornare nel Medioevo perché ciò di cui godiamo non è scontato. E neppure eterno.
Anticipatore dell’oggi “Il tramonto dell’Occidente” di Oswald Spengler, pubblicato nel 1917: la civiltà occidentale, secondo il filosofo tedesco, è destinata all’estinzione. Già nel XIX secolo è entrata nella fase di decadenza indicata come zivilisation (civilizzazione), che corrisponde al mantenere in vita modelli culturali deboli o già morti. Una fase caratterizzata dal dominio del denaro e dei media, intellettualmente arida e politicamente fragile, che cerca di resistere solo col cambiamento continuo dei “punti di riferimento”, tuttavia senza possibilità di sviluppi positivi.
Non varrebbe la pena, lo ripetiamo, di “sporcarci le mani” per ritornare a un Occidente fiero portatore di valori universali e progresso? Continuare a pensare che l’Isis e le dittature possano essere sconfitte senza scendere direttamente in campo, che l’Europa debba comunque accogliere milioni di immigrati, che i nostri principi di democrazia, libertà individuali ed eguaglianza siano barattabili, sarebbe fatale.