Entrambe le orecchie di Giulio Regeni sono state mozzate, nella parte alta. Lo apprende l'Ansa da fonti investigative qualificate secondo le quali sul corpo del giovane ricercatore friulano ci sono decine di "piccoli tagli", anche sotto la pianta dei piedi. A Regeni, spiegano inoltre le fonti, è stata strappata un'unghia della mano e una del piede. "Ci sono segni di piccoli tagli - dicono le fonti - su tutto il corpo, sia nella parte anteriore che posteriore". Tra le diverse fratture riscontrate anche quella delle scapole. Da fonti investigative italiane si apprende che nè il telefonino nè il passaporto di Giulio Regeni sono stati trovati dagli inquirenti che indagano sulla morte, al Cairo, del giovane ricercatore italiano. Sia il passaporto che il cellulare potrebbero essere stati distrutti, o comunque fatti sparire, dai responsabili dell'omicidio di Regeni. Intanto, il team di carabinieri e polizia che si trova al Cairo è in attesa di entrare in possesso della documentazione dell'inchiesta egiziana: gli investigatori hanno chiesto di acquisire ogni atto - testimonianze, tabulati telefonici, rilievi - e l'auspicio è che la consegna possa arrivare nell'arco di 24-48 ore. Prima di allora, spiega la fonte, sarebbe azzardato avanzare ogni ipotesi.
Egitto insiste: "Regeni non è stato mai arrestato" - "Non trattiamo assolutamente Giulio Regeni come una spia ma come se fosse egiziano. E' un atto criminale": lo ha detto il ministro dell'Interno egiziano, generale Magdi Abdel Ghaffar, in una conferenza stampa tenuta al quartier generale della sicurezza nazionale egiziana al Cairo, sottolineando che "non bisogna anticipare" le conclusioni del "rapporto di medicina legale che non è stato pubblicato. Al momento si lavora su tutte le possibilità". "Abbiamo confermato ripetutamente che il signor Regeni non è stato imprigionato da alcuna autorità egiziana". Lo ha detto il ministro dell'Interno egiziano precisando che "il corpo è stato ritrovato sopra il cavalcavia Hazem Hassan sull'autostrada" del deserto tra Il Cairo e Alessandria dall'autista di un taxi che era finito in panne. Il tassista e i suoi passeggeri hanno scoperto il corpo mentre scendevano dalla vettura per vedere il guasto"
Nyt , probabile Usa solleveranno caso con Egitto Il caso Regeni potrebbe essere sollevato in incontri tra esponenti Usa e egiziani. Lo scrive il New York Times che ricorda come siano previsti in questi giorni una visita del ministro degli Esteri egiziano Shoukry a Washington, dove vedrà Kerry, e una missione al Cairo dell'incaricata del Dipartimento di Stato Usa per i diritti umani. "E' probabile che si parli del caso - scrive il Nyt - visto da molti come un altro segnale allarmante di abusi da parte della forze di sicurezza in un Paese dove detenzioni arbitrarie e torture stanno diventando sempre più comuni".
Egitto, massima collaborazione con Italia "Le autorità egiziane offrono la massima collaborazione ai funzionari investigativi italiani presenti attualmente in Egitto. Il governo egiziano sa che la morte dello studente Giulio Regeni rappresenta un evento di importanza rilevante per tutta l'Italia, sia per il governo sia per l'opinione pubblica". E' quanto afferma all'ANSA l'ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy. "Sarebbe opportuno evitare di arrivare a conclusioni affrettate relative alle indagini in corso o fare delle accuse e insinuazioni ingiustificate e senza prove". Lo ha detto all'ANSA l'ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, confermando che la delegazione investigativa italiana ha svolto "incontri importanti con la controparte egiziana". "L'obiettivo di questi incontri - ha aggiunto - è di svelare la dinamica della morte dello studente italiano ed individuare e punire i reali responsabili di questo atroce crimine".
I pm della Procura di Roma hanno ascoltato i genitori di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto, ed anche alcuni suoi amici. Nel corso del colloquio con il pm Sergio Colaiocco, il padre e la madre del giovane avrebbero riferito che il figlio non aveva mai fatto cenno a rischi imminenti per la propria incolumità, ma che era consapevole di trovarsi in una realtà difficile dal punto vista politico soprattutto nei giorni in cui cadeva l'anniversario della rivoluzione di piazza Tahir.
"Non ci accontenteremo di verità presunte", il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in un'intervista a Repubblica sottolinea che pur essendo l'Egitto un nostro "partner strategico", l'Italia ha "il dovere di difendere i suoi cittadini".