"Se ci dovesse essere con il premier un accordo su un emendamento che riscriva il testo di legge sulle unioni civili con l'eliminazione delle adozioni e dell'equiparazione al matrimonio, si potrebbe votare con la fiducia, ma io credo che un testo così si possa votare con il consenso di altri settori del parlamento, andando oltre la maggioranza di governo: credo che ampi settori di Forza Italia voterebbero una legge così". Lo ha detto a La Telefonata di Belpietro su Canale 5 il ministro dell'interno Angelino Alfano.
Cercare un'intesa di governo con Ncd e mettere la fiducia sul testo frutto dell'accordo. O puntare sui Cinque stelle e "sperare" che non si tirino anche questa volta indietro. E' a questo "bivio", la legge sulle unioni civili. Due sole soluzioni possibili, secondo Matteo Renzi. Il premier all'assemblea del Pd non indica la via: saranno i senatori Dem, convocati martedì alle 20, a votare per decidere.
Ma la scelta è tutt'altro che indolore, perché in gioco è la "stepchild adoption", l'adozione del figlio del partner: lo stralcio è il prezzo che Ncd chiede di pagare a un accordo di governo. Una richiesta non ammissibile, per la minoranza Pd, che insorge: "La fiducia è un'arma impropria, no allo stralcio". Ci sarebbero da festeggiare i due anni di governo, con il via a una campagna a tappeto e l'invito a tutto il Pd ("Da solo non ce la faccio") ad andare "porta a porta" a raccontare il "cambiamento strabiliante in atto". C'è da parlare della battaglia ingaggiata con l'Europa, per chiedere "una strategia economica non solo centrata sugli egoismi di qualche Paese dominante". C'è da respingere al mittente le "lezioncine" dei tecnici alla Mario Monti e della "presunta classe dirigente con tanti veti e pochi voti che fa la morale alla politica per apparire cool all'ora del brunch". Ma quando Renzi prende la parola in assemblea, sa che l'attesa è tutta per il passaggio sulle unioni civili. All'ingresso dell'hotel Parco dei Principi di Roma, dove sono convocati i mille delegati Dem, trepidano i rappresentanti delle associazioni lgbt, che nel pomeriggio manifestano in piazza Duomo a Milano. Monica Cirinnà, senatrice che alla legge dà il nome, si tappa la bocca: tocca a Renzi. E il premier, quasi alla fine di un discorso lungo un'ora, non si tira indietro. Anzi, mette sul tavolo la carta più pesante, quella che aveva finora escluso: è disposto, annuncia, a siglare un accordo di governo con Ncd e mettere la fiducia ("Ogni strumento necessario") pur di fare una legge e non "frustrare la speranza come fecero i Dico". Si è arrivati a questo punto, spiega Renzi, perché il Pd le elezioni non le ha vinte e al Senato da solo "non ha i numeri".
Sul ddl Cirinnà ha trovato subito un "accordo forte" con il gruppo di Verdini e Sel ("Strani amori...", scherza citando Laura Pausini). E poi ha tentato l'accordo coi Cinque stelle (come già Bersani e Letta a inizio legislatura). Ma, racconta il premier, loro hanno fatto "dietrofront", perché vogliono far del "male al Pd" e hanno la "sindrome di Lucy, che con Charlie Brown si portava via il pallone all'ultimo". O si rischia ancora con M5s o si cerca l'intesa con Ncd: ai senatori Pd Renzi lascia la scelta. Ma in cambio gli alfaniani - lo dice il capogruppo Renato Schifani - chiedono innanzitutto di "stralciare la stepchild adoption". Perciò un pezzo di Pd subito insorge. "Sono contrario", dichiara dalla minoranza Roberto Speranza, mentre Federico Fornaro definisce la fiducia "una bomba atomica". Anche i Giovani Turchi, che sono nella maggioranza Pd, dicono no allo stralcio e cercano una mediazione con i CattoDem su una legge contro l'utero in affitto (ma al dunque dovrebbero seguire la decisione del gruppo). E intanto protesta l'opposizione, da Fi a Sel, alla Lega. Tutti contro lo strumento della fiducia. "E' aberrante", concorda dalla maggioranza Enrico Zanetti (Sc). Il M5s prova a rilanciare con un "appello" di Luigi Di Maio; "Sulle unioni noi ci siamo al 100%, il Pd la vuole votare?". Ma i Dem non si fidano: "Un giorno dicono sì, l'altro no - scuote la testa Ettore Rosato - Potevano votare il canguro...". Il 5 marzo le associazioni lgbt torneranno in piazza "per festeggiare o incazzarsi": lo annunciano a Renzi che li incontra in una saletta dell'hotel Parco dei Principi. Da qui a martedì in Senato e nel governo si tratterà. Ma il segretario avverte fin d'ora CattoDem e minoranza Pd: "A chi minaccia o così o me ne vado, dico quattro lettere: "Ciao". "Ciao - replica col sorriso Gianni Cuperlo - almeno è meno brusco di addio".
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