"Vi prometto che faremo luce e arriveremo alla verità, che lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio". Così il presidente egiziano Al Sisi si rivolge alla famiglia di Giulio Regeni, ricercatore italiano rapito, torturato e ucciso al Cairo, in un'ampia intervista al direttore e al vice direttore di Repubblica. Al Sisi definisce la morte del giovane uno "shock" anche per l'Egitto e sottolinea gli "interrogativi" del caso, in primis quello sulla "tempistica" della scoperta del corpo durante la visita di un ministro italiano.
Anche dall'autopsia svolta nelle scorse settimane in Egitto emerge la presenza sul cadavere di Giulio Regeni di "fratture, abrasioni, ustioni e lividi in piu' parti del corpo". Lo ha riferito ieri la procura generale della Repubblica d'Araba d'Egitto al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e al pm Sergio Colaiocco, nel corso dell'incontro durato circa due ore e mezza. Secondo l'esame autoptico svolto al Cairo le ferite sono state "provocate da corpi solidi e in alcuni casi strumenti ruvidi".
Si svolgerà a Roma, probabilmente prima di Pasqua, l'incontro tra la polizia italiana e quella egiziana al lavoro sul caso della morte di Giulio Regeni. E' uno dei risultati a cui si è giunti ieri nell'incontro al Cairo tra il procuratore generale egiziano, Nabil Ahmed Sadek e il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco. In base a quanto si apprende, inoltre, al momento il team investigativo di Ros e Sco, inviato dalla Procura di Roma al Cairo oltre un mese fa, continuerà a restare nella capitale egiziana almeno fino a quando non sarà fissata la data dell'incontro a Roma.
Nell'incontro tra il procuratore generale egiziano Nabil Sadeq e il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone le parti "hanno scambiato importanti informazioni" e si sono dette d'accordo per "incrementare la reciproca cooperazione per definire la realtà dei fatti e arrivare a individuare i responsabili" della morte del ricercatore italiano. Lo si legge nel comunicato congiunto diffuso dalla Procura egiziana firmato da Pignatone e Sadeq. In sostanza il procuratore Sadeq ha avocato le indagini fin qui svolte dalla procura di Giza. "Nel pomeriggio del 14 marzo 2016 - si legge nel comunicato - si è tenuto nell'ufficio del Procuratore generale della repubblica Araba d'Egitto e su invito di quest'ultimo, dottor Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma, ed il dottor Sergio Colaiocco, sostituto, un incontro per discutere della morte del cittadino italiano Giulio Regeni". "Durante l'incontro - prosegue la nota - entrambe le parti si sono scambiate importanti informazioni riguardo il caso Regeni, si è convenuto su uno scambio reciproco di punti di vista riguardanti l'indagine e concordato che queste siano condotte con grande impegno". "Entrambe le parti - è detto ancora nella nota - hanno inoltre convenuto di incrementare la loro collaborazione diretta per arrivare a prove concrete e ad arrestare i colpevoli". "Il procuratore egiziano - conclude il comunicato - ha chiarito alla sua controparte italiana che le indagini egiziane proseguiranno sotto la sua diretta supervisione. Gli italiani da parte loro, si sono offerti di assistere l'ufficio incaricato in Egitto con informazioni riguardo l'accaduto. Un fatto questo che è stato molto apprezzato dall'ufficio incaricato in Egitto. Entrambe le parti hanno convenuto un incontro fra le polizie. il vertice avverrà molto presto a Roma".
Il Procuratore Generale della Repubblica Araba d'Egitto, nel corso dell'incontro di oggi con il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ed il sostituto Sergio Colaiocco, ha dato atto, secondo quanto si è appreso, della rettitudine della condotta di Giulio Regeni. Lo stesso magistrato ha manifestato dolore, stando alle indiscrezioni, per la tragica morte del ricercatore universitario, mentre gli inquirenti arrivati da Roma hanno illustrato nel dettaglio le conclusioni dell'autopsia svolta in Italia. (ANSA)
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