Stavolta più che un dribbling, una buccia di banana. E' quella su cui è scivolato Lionel Messi, protagonista, suo malgrado, di una involontaria gaffe alla tv egiziana. Il fuoriclasse del Barcellona, ospite del programma "Sì, sono famoso" ha infatti regalato alla conduttrice Mona al-Sharqaw un paio di scarpini con l'intento di metterli all'asta per beneficenza. Un'intenzione nobile che però si è scontrata con l'intransigenza araba: il 'fallo' di Messi è stato quello di mostrare le suole delle scarpe che il mondo arabo considera un indumento impuro, simbolo di sporcizia e di spregio, perché a contatto con la terra. Ovviamente Messi non era a conoscenza del significato del suo gesto ma tanto è bastato per scatenare una vera e propria baraonda via etere. Molti telespettatori l'hanno presa male e sono volati gli insulti, specie via social. A cominciare dal portavoce della Federcalcio egiziana Azmy Megahed che ha detto senza mezzi termini che "la nostra povera gente non ha bisogno di Messi". "E' stata una cosa disgustosa - ha twittato un altro cibernauta - E' stato pagato migliaia di dollari e alla fine ha donato le scarpe e il presentatore stupido era felice". Un altro utente chiamato ha invece orgogliosamente scritto che "il nome dell' Egitto è sicuramente più grande delle scarpe di Messi. Questo è un grande insulto per l'Egitto". Sotto accusa è finita anche la conduttrice, 'colpevole' di aver accettato la donazione: "Non c'è tempo per dormire. Lei avrebbe dovuto rifiutare questa donazione insignificante", ha twittato @awatifalqaisey. A difendere il fuoriclasse argentino è stato l'ex giallorosso Hossam Mido, che ha spiegato come per un calciatore ggli scarpini siano una cosa preziosa. Nella cultura araba mostrare le suole delle scarpe viene giudicato un gesto estremamente offensivo e l'espressione araba "colpire qualcuno con una scarpa" è una offesa gravissima. Basti ricordare il caso del giornalista iracheno Muntasir al-Zaydi che lanciò le sue scarpe contro il presidente americano George W.Bush in segno di protesta durante una conferenza stampa a Baghdad nel 2008.
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