Lunedì 23 Dicembre 2024

Affluenza alle 19 al 23,5%

Affluenza alle 19 al 23,5%

E' al 23,48% l'affluenza alle urne per il referendum sulle trivelle. Il quesito referendario con cui si chiede l'abrogazione parziale di norme relative alla durata delle trivellazioni in mare, ovvero per l'abrogazione dell'articolo 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale).

Quorum lontano e giornata all'insegna delle polemiche e della violazione del silenzio imposto dalla legge. In attesa della chiusura dei seggi, lo scontro sulla questione del non voto per il referendum sulle trivelle ha avuto momenti molto duri, nel Pd e negli altri partiti. Con una appendice velenosa tra i dem, dopo un tweet del renziano Ernesto Carbone che salutava con un "ciaone" tutti coloro che avevano confidato nel raggiungimento del quorum. In giornata, comunque, le massime autorità dello Stato si sono recate al seggio mostrando plasticamente la loro posizione sul tema del non voto: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a quello del Senato Pietro Grasso, fino alla presidente della Camera Laura Boldrini. Questi ultimi due, su Twitter hanno espresso una breve riflessione. ""Rispetto ogni posizione ma sono affezionato all'idea di esprimere un voto quando, da cittadini, siamo chiamati a farlo", ha scritto Grasso, mentre Boldrini ha postato: "La partecipazione è un valore. Questa mattina ho votato". E se il presidente del Consiglio, come annunciato, si è astenuto, hanno invece votato i suoi predecessori Enrico Letta ("Ho esercitato il mio diritto-dovere", ha twittato) e Romano Prodi. Niente urne anche per l'ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che ha preferito recarsi al Salone del Mobile. Si sono recati invece a votare di buon mattino i leader del fronte del Sì, come Michele Emiliano, Beppe Grillo, Stefano Fassina, Roberto Speranza, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giovanni Toti. C'è stato poi chi, pur contrario nel merito al quesito, è andato a votare in contrapposizione all'invito all'astensione del Premier: "ho votato per mandare a casa Renzi", ha detto Renato Brunetta. Al seggio sono andati anche diversi esponenti del Pd che nel Partito sostengono Renzi, come il governatore delle Marche Luca Ceriscioli o quello della Calabria Mario Oliverio. Sui social media, poi, in diversi hanno postato foto del seggio in cui hanno votato. Per Vincenzo De Luca, invece, il referendum "è una palla". Dopo che è stato diffuso il dato dell'affluenza a Mezzogiorno, dell'8,34%, proprio sui social è partita una guerra. I favorevoli al quesito hanno esortato ad andare a votare sostenendo che il quorum era raggiungibile, in base ad un paragone con il referendum del 1999. A fare l'invito anche Beppe Grillo, che al seggio aveva rispettato il silenzio elettorale. Nel pomeriggio il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini ha affermato che in base ad alcuni dati del Partito il quorum era lontano. Ernesto Carbone ha allora scritto su Twitter un "#ciaone al quorum", suscitando una pioggia di critiche, persino da parte di alcuni militanti Dem che si erano astenuti. Questi tweet, ha detto il bersaniano Miguel Gotor, "possono diventare un boomerang per il partito". Alle 19 arriva infine un dato con un affluenza piuttosto bassa: il 23,38%, che mette in salita, ripidissima, il raggiungimento del quorum. In ogni caso anche se lontani dai 25 milioni necessari a rendere valido il quesito, il superamento della soglia dei 10 milioni di votanti viene considerato come "successo" a livello politico, dal governatore della Puglia Michele Emiliano. E infatti Pietro La Corazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata non ha dubbi: si tratta di "un'importante affluenza ai seggi che porterà a un importante segnale politico".

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