"La nostra economia è senza dubbio ripartita, ma non è in ripresa", avverte il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, alla sua prima assemblea. "E' una risalita modesta, deludente, che non ci porterà in tempo brevi ai livelli pre-recessione. Le conseguenze della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde". "Dobbiamo attrezzarci-dice-al nuovo paradigma economico. Dobbiamo costruire un capitalismo moderno fatto di mercato, apertura ai capitali, investimento nell'industria del futuro. Non partiamo da zero".
L'Italia "deve poter giocare un ruolo all'altezza della sua storia e dell'Europa che sogniamo. Questo ci obbliga a proseguire con forza sulla strada delle riforme". Il presidente di Confindustria avverte così che "non può esistere un capitalismo moderno senza una democrazia moderna, senza istituzioni moderne". E sottolinea: "Per noi le riforme non hanno un nome, ma un oggetto. Non conta chi le fa ma come sono fatte". "Solo così - dice all'assemblea annuale dell'associazione degli industriali, dove debutta come nuovo leader - possiamo tornare ad essere un Paese autorevole, capace di dialogare alla pari con gli altri. A Bruxelles come in ogni sede istituzionale". "Il tempo è cruciale", avverte. Chiedendo uno stop "ad una Italia costituita da mondi che spesso non si parlano mentre noi - dice - vogliamo che comincino a dialogare. Vogliamo che non ci sia più contrapposizione tra istituzioni e imprese". Anche questo "vuol dire un Paese moderno. Un Paese civile".
"Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione, oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano". Lo afferma il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nella relazione all'assemblea annuale, aggiungendo che "la nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno", dopo le amministrative e nel giorno del referendum inglese sulla Brexit.
''Spostare il carico fiscale alleggerendo quello sul lavoro e sulle imprese e aumentando quello sulle cose''; ''abbattere le aliquote'' con le risorse della ''revisione degli sconti fiscali'' e della lotta all'evasione. Così il neo presidente di Confindustria che definisce ''ottima'' la riduzione dell'Ires dal 2017 ''che però non basta''. Boccia chiede di potenziare il bonus ricerca, rinnovare il ''superammortamento'' su investimenti, ma anche il rispetto dei vincoli Ue: ogni violazione delle regole ''verrebbe sanzionata dai mercati''.
"Con i profitti al minimo storico, lo scambio salario-produttività è l'unico praticabile" e "crediamo che la contrattazione aziendale sia la sede dove realizzarlo": e rivolgendosi ai sindacati aggiunge: "Non vogliamo giocare al ribasso". Il contratto nazionale "resta per definire le tutele fondamentali del lavoro" e sulle nuove regole contrattuali dice: "Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti" e "quando riprenderemo il confronto, avremo come bussola" questo scambio.
"Nella gestione del bilancio pubblico non chiediamo scambi nè favori, chiediamo politiche per migliorare i fattori di competitività" aggiunge Boccia. "Proponiamo un programma certo, da realizzare in quattro anni. Certezza e stabilità sono fondamentali per creare aspettative positive". Serve una "ricomposizione delle voci di spesa e di entrata" Servono, incalza ancora, "manovre di qualità. Politiche a saldo zero ma non a costo zero. Senza creare nuovo deficit".
''L'industria del futuro richiede dimensioni adeguate''. ''Crescere deve diventare la nostra ossessione''. ''Piccolo non è bello in se, ma è solo una fase della vita dell'impresa, si nasce piccoli e poi di diventa grandi''. Sono alcuni passaggi dell'intervento del presidente di Confindustria con un passato leader dei ''piccoli''. ''Prima di chiedere agli altri, dobbiamo iniziare ad indicare ciò che spetta a noi'' e, in particolare, ''innovare i modelli di governance e di finanziamento'', diventando ''meno bancocentrici''.
"All'estero ci chiedono spesso come sia possibile che oltre 150 anni di storia unitaria non siano bastati a risolvere la questione meridionale. Rispondere è imbarazzante". Boccia, salernitano, (al suo debutto come presidente di Confindustria, un leader del Meridione dodici anni dopo Antonio D'Amato) ha toccato così il tema del Sud all'assembla annuale degli industriali dopo aver sottolineato "la carenza infrastrutturale" nel Paese che "penalizza in particolare il Mezzogiorno". "La verità è che al Sud non servono politiche straordinarie. Servono politiche più intense ma uguali a quelle necessarie al resto del Paese". E vanno sfruttati "con intelligenza e pienamente" in fondi strutturali europei anche come volano per gli investimenti. "Grazie a queste risorse potremo dare vita al Sud ad uno straordinario laboratorio di sperimentazione nel quale gli investimenti privati e pubblici concorrono a ridurre gli storici divari"
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