– Paolo, è stato uno dei più brutti Roland Garros dell’era moderna?
«Senza Federer dall’inizio e Nadal dal terzo turno mancavano i condimenti più importanti. Se poi aggiungiamo i forfait di Tsonga e Monfils e la pioggia che non finiva mai, il quadro è completo. Il torneo è poi andato avanti secondo le previsioni, con i tre migliori alle semifinali più l’emergente Thiem. La finale ha confermato perché Djokovic ha il doppio dei punti di Murray. A Roma il serbo era arrivato stanco morto e lo scozzese ne ha approfittato. A Parigi, Nole ce l’ha finalmente fatta anche se non mi aspettavo una partenza del genere, così difficile. Ma quando è entrato in partita, per Murray non c’è stato molto da fare«.
– Ormai è dal 2013 a Wimbledon che Murray non riesce a battere Djokovic in una finale dello Slam...
«È difficile per Andy vincere, perché pur giocando in maniera simile, Nole ha migliorato il servizio, ha una maggiore continuità di rendimento rispetto al suo avversario ed è più abituato a vincere partite così importanti. E poi Murray si arrabbia troppo durante i match, a differenza di Djokovic che resta sempre lucido e freddo».
– Già, distaccato. Forse un po’ troppo, considerato che la popolarità di Djokovic, nonostante gli sforzi, oggi non è ancora pari alla sua forza e all’immenso valore.
«Da anni Nole sta provando a entrare nel cuore della gente e in minima parte c’è riuscito, anche se le sue origini non lo aiutano. Federer e Nadal a livello di popolarità restano ancora un’altra cosa e i tifosi continuano, ovunque, a impazzire per entrambi».
– È appena iniziata la stagione sull’erba, poi gli Stati Uniti: cosa vede Bertolucci nella seconda parte di 2016?
«Djokovic decisamente favorito, ma Murray sull’erba di casa sua ha chance importanti. A Wimbledon non ci sarà Nadal, mentre bisogna capire se Federer ha definitivamente risolto i problemi alla schiena».
– L’attuale strapotere di Djokovic – che spesso e volentieri negli appuntamenti più prestigiosi si ritrova davanti Murray – rischia di stancare?
«Io credo che il boom che il tennis sta vivendo sia legato anche a giocatori come Djokovic e Murray ed al loro dualismo. Oggi ci sono loro, ieri c’erano Agassi e Sampras, domani Thiem, Zverev, Kyrgios e anche Fritz i quali, comunque, sono appena arrivati al campo-base e adesso devono proseguire nella scalata alla vetta».
– Djokovic centrerà il Grande Slam, 47 anni dopo Rod Laver?
«Può perderlo solo lui e in futuro ce la farà anche a superare il record di Major di Federer. Anzi, sono convinto che andrà oltre quota 20».
– Già, il Divino Roger, che ultimamente si è visto poco all’opera...
«Se risolve i guai fisici, vale ancora le primissime posizioni della classifica Atp. Almeno per un paio d’anni. È, però, difficile ipotizzare che possa tornare a vincere come una volta: i tifosi non si illudano. Oggi, innanzitutto, è importante che lo assista la salute affinché gli appassionati continuino a godersi la sua poesia».
– I giocatori italiani nella prima metà del 2016 sono spariti dal mappamondo internazionale. Secondo lei, c’è qualcosa di buono da cui ripartire?
«Non lo so, perché oggi vedo tutto nero. La Vinci è in una fase molto negativa, mentre è davvero preoccupante e mi ha colpito l’involuzione della Errani che è la più giovane del grande quartetto azzurro, ma sembra già sul viale del tramonto. Dopo Schiavone e Pennetta, un crollo così non me l’aspettavo, anche perché dietro c’è poco o niente. Difficoltà identiche nel settore maschile: i proclami di Fognini si sono rivelati tali. Prima di Parigi aveva detto: “I problemi ce li avrà chi dovrà affrontarmi”. E invece, così com’è avvenuto a Madrid e Roma, anche al Roland Garros è stato eliminato subito. La situazione di Fognini mi sembra la stessa di Balotelli: continuiamo ad aspettarli, ma intanto gli anni passano».
– La sua idea sul caso Sharapova?
«Si dovrebbero leggere bene le carte, anche se c’è qualcosa che non quadra con pasticche assunte per anni. Tutto lo sport russo presenta da tempo delle ombre. E sul doping, a mio avviso, le condanne devono essere esemplari per chi sbaglia: almeno 3 anni di squalifica».
– L’assenza dal circuito dell’icona russa può pesare sul movimento femminile?
«Un po’ sì, ma prima dello stop, contro Serena Williams perdeva sempre. E, comunque, in rampa di lancio c’è un’altra tennista bella e brava come la Muguruza che ha le qualità per sostituirla, senza dimenticare che le ultime tre prove dello Slam sono state vinte da altrettante ragazze e che quindi tira già un’aria di novità».
– Ci sembra una esagerazione la definizione – come da qualche parte si sente e si legge – che le Olimpiadi di Rio sono la quinta prova dello Slam. Lei che ne pensa?
«Ma quando mai! A me viene solo da ridere. Si dice la stessa cosa anche degli Internazionali di Roma, che dalla loro hanno il fascino – sopratttutto al calar della sera – di una meravigliosa città. E basta. I tennisti oggi pensano soltanto ai punti, ai dollari ed alla buona organizzazione dei tornei. A prescindere da dove si giocano».
– 55 anni di amicizia con Panatta...
«Purtroppo sì, sono ormai così tanti! Come tutte le relazioni lunghe e intense hanno vissuto di alti e bassi, ma non siamo mai arrivati davanti al giudice e non abbiamo rischiato di divorziare. La premiazione del Roland Garros? Per Adriano la meritata celebrazione, mentre l’Italia è stata costretta proprio all’ultimo a imitare la scelta di Parigi...».(p.c.)
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Stoccarda
Il Divino battuto da Thiem
Dominic Thiem, 22 anni, sta diventando la bestia nera di Roger Federer. Dopo averlo battuto negli ottavi a Roma, ora lo ha sconfitto anche a Stoccarda, nella semifinale del torneo giocata a partire dalle ore 12 come ha chiesto Federer per poter poi seguire la partita di Euro 2016 tra Svizzera e Albania. L’austriaco, appena diventato n.7 della classifica mondiale, ha vinto per 3-6 7-6 (9/7) 6-4, salvando due match-ball nel secondo set, dove si era portato sul 5-0, prima di subire la rimonta del Divino. L’incontro è stato interrotto più volte per la pioggia. Per Thiem è la quinta finale in stagione.
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