Invitalia è l'Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, di proprietà del Ministero dell'Economia. Dà impulso alla crescita economica del Paese, punta sui settori strategici per lo sviluppo e l'occupazione, è impegnata nel rilancio delle aree di crisi e opera soprattutto nel Mezzogiorno. Gestisce, insomma, tutti gli incentivi nazionali che favoriscono la nascita di nuove imprese e le start-up innovative. In quest’ambito finanzia i progetti grandi e piccoli, rivolgendosi agli imprenditori con concreti piani di sviluppo, soprattutto nei settori innovativi e ad alto valore aggiunto.
Nell’intervista che Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, ha concesso al nostro giornale, si annuncia l’arrivo di un nuovo incentivo rivolto ai giovani che vogliano impegnarsi nei beni culturali. E, soprattutto, interventi ad hoc su Gioia Tauro e per attrarre nuovi investimenti nelle due regioni.
Dottor Arcuri, dopo anni di crisi profonda anche il Sud sembra dare qualche piccolo segnale di risveglio. Condivide questa impressione?
«C’è finalmente una buona notizia anche per il Mezzogiorno: la Svimez ha anticipato i dati del rapporto annuale che presenterà nelle prossime settimane, dai quali si desume che nel 2015 il Pil del Sud è cresciuto dell’1%. Qualche decimale in più della media nazionale. E, soprattutto, torna in positivo per la prima volta, dopo molti anni di declino».
Tradotto in termini pratici cosa vuole dire?
«Per troppi anni abbiamo dimenticato la centralità della questione meridionale, e utilizzato maldestramente, se non dimenticato di utilizzare, gli ingenti Fondi europei destinati allo sviluppo e alla coesione dei singoli Paesi».
Che ruolo può giocare, in questo scenario, un’Agenzia come Invitalia?
«Invitalia, negli ultimi anni, ha concluso la sua ristrutturazione. Voglio ricordare solo due dati: i costi per le prestazioni esterne sono passati dal 53 al 14 per cento dei ricavi, mentre le società controllate e partecipate sono passate da 248 a 5. Insomma, Invitalia ha assunto la veste di una moderna agenzia di sviluppo».
Può essere più chiaro?
«In tutto il mondo c'è una holding, posseduta dal governo, che si occupa di incentivare il sistema produttivo e di valorizzare i territori arretrati. Naturalmente, tutte le volte che può, cerca di fondere questi due aspetti. Quando un pezzo del Paese è in ritardo, lo si rende prima attraente per i nuovi investitori e poi si cercano imprese disponibili a localizzarsi e a produrre così reddito e occupazione sostenibile».
Ci faccia qualche esempio…
«Stiamo seguendo questa traiettoria di sviluppo a Bagnoli, a Trieste e a Piombino. Ma, soprattutto, nelle Murge e a Taranto per concorrere a risolvere l'immenso problema creato dall'Ilva».
E in Calabria e Sicilia?
«In queste due regioni siamo particolarmente impegnati: sono stati finanziati 19 contratti di sviluppo per oltre 900 milioni di investimenti. Inoltre, abbiamo concorso a far nascere 73 start-up digitali e, dopo un lungo penare, abbiamo risolto la crisi di Termini Imerese».
Invitalia gestisce gran parte degli incentivi nazionali per lo sviluppo delle imprese. Quale ruolo possono svolgere da questo punto di vista le amministrazioni regionali?
«Vista l'attuale legislazione, il loro contributo è cruciale non solo per immaginare, ma anche per attuare nuove politiche di sviluppo. Le nostre relazioni con la Giunta regionale calabrese sono costanti e proficue. Presto annunceremo interessanti novità, sia per incentivi dedicati agli investimenti in Calabria che per quelli rivolti alle aree di crisi, come Gioia Tauro».
Sì, ma in concreto, che cosa può aggiungere?
«Ogni volta che nasce un proponiamo un nuovo incentivo i territori debbono reagire attivamente. Con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali stiamo per lanciare un progetto per la nascita e il consolidamento dell'industria culturale e creativa, con caratteristiche di innovazione sulle quali riponiamo elevate aspettative. Ci saranno ben 114 milioni di euro dedicati solo alle regioni meridionali. Per questo ci aspettiamo una significativa mobilitazione dei cittadini siciliani e calabresi».