Lunedì 23 Dicembre 2024

"Dio tocca i cuori dei terroristi"

"Dio tocca i cuori dei terroristi"

"Tocca i cuori dei terroristi, affinché riconoscano il male delle loro azioni e tornino sulla via della pace e del bene, del rispetto per la vita e della dignità di ogni uomo, indipendentemente dalla religione, dalla provenienza, dalla ricchezza o dalla povertà".

Lo ha scritto il Papa in una preghiera lasciata nella chiesa di San Francesco. Lì si venerano le reliquie dei due martiri Francescani Zbigniew Strzałkowski e Michał Tomaszek, uccisi da "Sendero luminoso" il 9 agosto 1991 in Perù, e beatificati nel 2015 insieme al sacerdote italiano Don Alessandro Dordi. 

Rivolto ai giovani li ha esortati ad essere protagonisti della storia e a decidere per il proprio futuro. "Se ci metti il meglio di te, il mondo sarà diverso, è una sfida". "Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini calzati. Accetta solo giocatori titolari, non riserve. Vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla e lasciare un'impronta. La storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e altri non decidano il nostro futuro".

Alla veglia della Gmg, davanti a centinaia di migliaia di ragazzi il Papa ha detto: "Cari amici, vi invito a pregare insieme a motivo della sofferenza di tante vittime della guerra, affinché una volta per tutte possiamo capire che niente giustifica il sangue di un fratello, che niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto". E ha esortato i giovani a non vedere la vita dallo schermo di un computer. Ci sono realtà - ha detto il Papa - che non comprendiamo perché le vediamo solo attraverso uno schermo (del cellulare o del computer). Ma quando prendiamo contatto con la vita, con quelle vite concrete non più mediatizzate dagli schermi, allora ci succede qualcosa di forte, sentiamo l'invito a coinvolgerci: 'Basta città dimenticate, come dice Rand (il ragazzo di Aleppo che ha raccontato come si vive in guerra, ndr); mai più deve succedere che dei fratelli siano 'circondati da morte e da uccisioni' sentendo che nessuno li aiuterà".

"Noi adesso - ha detto il Papa ai ragazzi della Gmg - non ci metteremo a gridare contro qualcuno, non ci metteremo a litigare, non vogliamo distruggere. Noi non vogliamo vincere l'odio con più odio, vincere la violenza con più violenza, vincere il terrore con più terrore. E la nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, si chiama fratellanza, si chiama comunione, si chiama famiglia. Festeggiamo il fatto che veniamo da culture diverse e ci uniamo per pregare". Il Papa parla dopo aver ascoltato le testimonianze di Rand, un ragazzo di Aleppo sulla vita in guerra, Miguel, un ragazzo paraguayano sfuggito alla droga e Natalie, un signora polacca tornata alla fede dopo anni buio interiore e una vita che ha definito dissoluta.

"Quando la paura si rintana nella chiusura, - ha detto ancora rivolto ai giovani- va sempre in compagnia di sua 'sorella gemella', la paralisi; sentirci paralizzati. Sentire che in questo mondo, nelle nostre città, nelle nostre comunità, non c'è più spazio per crescere, per sognare, per creare, per guardare orizzonti, in definitiva per vivere, è uno dei mali peggiori che ci possono capitare nella vita. La paralisi ci fa perdere il gusto di godere dell'incontro, dell'amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri".

Il Papa nella veglia della Gmg, ha denunciato anche "la paralisi che nasce quando si confonde la felicità con un divano/kanapa! Sì, credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano, che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano, come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci. La "divano-felicità" / "kanapaszczcie" è probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più; perché a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti mentre altri - forse i più vivi, ma non i più buoni - decidono il futuro per noi". "Per molti è vantaggioso avere giovani imbambolati e intontiti che confondono la felicità con un divano", ha concluso.

Pastori e chiesa siano "contrari al vivacchiare" e si "rallegrino di evangelizzare". Lo ha suggerito il Papa nella messa nel santuario di San Giovanni Paolo II, nella frazione di Lagiewniki, a circa sei chilometri da Cracovia dove è in corso la Gmg.

La messa è per i religiosi, della Polonia, il Pontefice ha celebrato davanti a duemila persone: Francesco ha chiesto a tutti di avere vite aperte, non a doppio binario, non adagiate. Papa Bergoglio ha rilanciato il suo invito ad una chiesa aperta, a partire da quell'"aprite le porte" con cui Giovanni Paolo II diede inizio al proprio pontificato. Tuttavia, ha osservato, "nella nostra vita di sacerdoti e consacrati può esserci spesso la tentazione di rimanere un po' chiusi, per timore o per comodità, in noi stessi e nei nostri ambiti".

Ma la direzione deve essere "a senso unico: uscire da noi stessi", e si tratta "di un viaggio senza biglietto di ritorno", "un esodo dal proprio io, perdere la vita per Cristo".

Il Papa ha anche confessato 5 ragazzi della Gmg nella sua visita al santuario della Divina misericordia di Cracovia.

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