Chi governa è troppo impegnato a subire-gestire i continui sbarchi di migranti in Sicilia e Calabria per ben valutare gli sviluppi dei rapporti tra l’Ue e Ankara? Non è un problema di politica estera, che potrebbe pure non interessare, ma di dignità. Quella di tutti gli italiani rispetto agli altri europei.
Il perché dovrebbe essere chiaro. Se l’intesa sulla gestione della frontiera greco-turca dovesse diventare carta straccia, determinando la ripresa del flusso migratorio dai Balcani, scatterà il piano d’emergenza che prevede la blindatura di tutto il confine settentrionale europeo. In Germania e nel Nord Europa, comunque vada a finire, non arriveranno più migranti dalla Turchia. Verranno fermati dalla Grecia, è questa la strategia, che in cambio riceverà i cospicui finanziamenti promessi a Erdogan da Bruxelles. Il viavai in Europa è finito, troppi rischi e non solo di ordine pubblico. Tutte le Cancellerie sembrano, una volta tanto, pensarla allo stesso modo: anche la solidarietà ha un limite, si è fatto il possibile, ormai circolano più “cercatori di fortuna” che profughi di guerra, dunque stop.
Unica eccezione l’Italia, ed è questo il punto, dove ogni giorno arrivano centinaia di persone da sistemare e sfamare. E visto che le nostre porte restano spalancate Austria, Svizzera e Francia si salvaguardano rimandando al mittente chiunque tenti di “saltare il recinto”, come è accaduto a Ventimiglia. La sicurezza e gli equilibri sociali a quelle latitudini sono priorità, dunque “se la vedano gli italiani”.
Una prima domanda sorge spontanea. Perché al nostro Governo sta bene che Bruxelles sigilli il confine est dell’Ue e non quello sud, per intenderci il siculo-calabro pugliese? Contiamo forse, soprattutto se meridionali, meno di altri?
Abbiamo il diritto di avere risposte su altri aspetti di non secondaria importanza. Quanti sono i migranti ospitati nel nostro Paese e cosa costano al contribuente. Qual è il rapporto percentuale tra profughi di guerra e non. Quanti ne sono stati rimpatriati. Perché vengono fatti sbarcare tutti in Sicilia e Calabria, anche quando vengono soccorsi da unità navali di altri Paesi mediterranei. La storiella che questa immigrazione senza regole è a prescindere una risorsa per l’Italia, nonostante gli oltre quattro milioni di nuovi poveri e una disoccupazione sempre da record, non appare credibile. Un tale andazzo serve solo ai mercanti di carne umana, alle organizzazioni terroristiche e a qualche migliaio di affaristi che sulle emergenze, more solito, guadagna milioni di euro.
In Europa sembra essere scoccata l’ora della concretezza, pure in tema di flussi migratori. L’Italia vuol continuare a essere l’ultima ruota del carro, a vivere nel mondo dei sogni e a confidare sempre sulla buona sorte? Non andrà molto lontano.
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