Un patrimonio immobiliare composto da oltre 400 unità abitative per un valore complessivo di oltre cento milioni di euro è stato confiscato definitivamente all'imprenditore Calcedonio Di Giovanni, originario di Monreale (Palermo) ma con interessi economici nel Trapanese. La proposta, avanzata dal direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla, è stata accolta dalla sezione misure di prevenzione Tribunale di Trapani che ha emesso il relativo provvedimento di confisca sulla base delle indagini condotte dalla Dia.
A Di Giovanni, imprenditore edile con interessi nel settore turistico alberghiero, il Tribunale di Trapani aveva sequestrato il patrimonio già nel 2014. Secondo gli inquirenti, pur non risultando formalmente affiliato, sarebbe stato "contiguo" a Cosa Nostra, in particolare con la famiglia Agate di Mazara del Vallo. Nel patrimonio confiscato, oltre a società con sedi a San Marino e Londra, rientra anche il noto villaggio turistico "Kartibubbo", sul litorale di Campobello di Mazara, che avrebbe ospitato in diverse occasioni mafiosi latitanti. Di recente l'imprenditore, attraverso meccanismi fraudolenti, avrebbe avuto accesso a cospicui finanziamenti pubblici nazionali e comunitari coinvolgendo nei propri progetti anche interessi della mafia di Castelvetrano. Inoltre, è stata accertata l'esistenza di una palese sperequazione fra i redditi dichiarati da Di Giovanni e il suo patrimonio, riconducibile, in gran parte, a proventi illeciti derivanti da lottizzazioni abusive, truffe, omissioni contributive, fatturazioni per operazioni inesistenti e di bancarotta per distrazione. Il Tribunale di Trapani ha quantificato in oltre sessanta milioni di euro il debito dell'imprenditore, che avrebbe evaso il fisco, nei confronti dell'Erario. A Di Giovanni sono stati imposti anche tre anni di sorveglianza speciale, con obbligo di dimora nel luogo di residenza.
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