Domenica 17 Novembre 2024

Allarme sicurezza per Di Matteo
Il Csm ora potrebbe trasferirlo

Allarme sicurezza per Di Matteo Il Csm ora potrebbe trasferirlo

Prima un colloquio con il vice presidente del Csm Giovanni Legnini. Poi un’audizione lunga un’ora davanti alla Terza Commissione, rigorosamente a porte chiuse e segretata. Torna l’allarme sui rischi a cui è esposto Nino Di Matteo, il pm del processo sulla trattativa tra Stato e mafia. E il Csm prova a mettere in campo gli strumenti di cui dispone per garantire la sicurezza del magistrato al centro delle attenzioni di Cosa Nostra.

Le nuove preoccupazioni su un aggravamento dei rischi per il magistrato sono legate a recenti intercettazioni. E sono al centro di una nota che il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha inviato a Palazzo dei marescialli. Poche righe che hanno spinto il Csm a convocare con urgenza Di Matteo per sentire da lui stesso qual è la situazione (nei limiti riferibili, visto che c’è un’indagine in corso) e per mettere sul tavolo anche la disponibilità a trasferirlo da Palermo in tempi stretti per ragioni di sicurezza.

Se l’audizione ha confermato l’allarme sui rischi in corso, sull’ipotesi trasferimento per ragioni di sicurezza Di Matteo ha preso tempo per riflettere e non ha nemmeno indicato possibili destinazioni di suo gradimento. Lo farà probabilmente tra due settimane, davanti alla stessa Terza Commissione, ma in una composizione rinnovata. Certo il suo interesse per la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo è noto. L’anno scorso si è candidato a un concorso per tre posti da sostituto e ha ingaggiato una dura polemica con il Csm, quando la sua candidatura è stata bocciata, arrivando a scrivere nel ricorso al Tar del Lazio di aver subito da Palazzo dei marescialli una «ingiusta mortificazione». E quest’anno è rimasto fuori dal bando per l’assegnazione di due posti da procuratore aggiunto solo per un passo falso: il mancato rispetto delle formalità richieste perché la sua domanda potesse essere presa in considerazione dal Csm.

È probabilmente alla luce di questo quadro che al Csm ritengono l’assegnazione alla procura guidata da Franco Roberti l’ipotesi allo stato più convincente. Certo resta il problema che a quell’ufficio Di Matteo non potrebbe approdare con un trasferimento per ragioni di sicurezza, almeno così gli fu detto un anno fa, quando si presentò un’analoga emergenza. Perché l’istituto (se non si cambiano in corsa le regole) consentirebbe il passaggio solo tra posti omologhi, cioè di pari grado, e non a uffici superiori, come la Dna. Ma c’è una via ancora aperta: non sono ancora scaduti i termini per la partecipazione a un concorso ordinario per cinque posti da sostituto. Dunque se davvero Di Matteo vuole andare alla Dna ha ancora carte in mano da giocare.

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