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"Mafia e corruzione
il primo problema"

"Mafia e corruzione sono il primo problema"

"In Italia esistono tanti canali della criminalità, ma mafia e corruzione sono il primo problema: si tratta di fenomeni distinti, che a volte si intrecciano". Così Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma, questa mattina a Pescara, a margine del 21esimo Premio Borsellino, nel corso del quale è stato premiato per il suo impegno contro la criminalità organizzata. "Come diceva Falcone - ha rimarcato Pignatone - non esiste nulla che sia invincibile".

"Nel Nord Italia ci sono ancora, a tutti gli effetti, la mafia e la 'ndrangheta e mi meraviglia che ci siano ancora figure importanti che si meravigliano di questo". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro, questa mattina a Pescara, a margine del 21esimo Premio Borsellino, nel corso del quale è stato premiato per il suo impegno contro la criminalità organizzata, risalente in particolare alla sua attività presso la Direzione distrettuale antimafia di Milano. "Solo nella prima metà degli anni Novanta, a Milano, ci furono duemila condanne e 90 ergastoli per mafia - ha ricordato Spataro - Sono stati compiuti grandi passi in avanti, ma c'è ancora molto da fare". Poi Spataro ha idealmente rivolto un messaggio agli studenti in platea. "Il messaggio da lanciare è quello del dovere come regola di vita. Sono onorato di ricevere questo premio, ma è importante che tutti sappiano che siamo persone che fanno il loro normalissimo dovere, non eroi e non un'elite".

"Più siamo e più forti siamo. Quando la strada della legalità e dello sviluppo è affollata io credo che ci siano anche difficoltà per chi vuole fermare questo percorso, magari con attentati e intimidazioni". Lo ha detto Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, scampato nel maggio scorso a un attentato mafioso. Oggi è a Pescara per il 21/o Premio Borsellino nel corso del quale è stato premiato per il suo impegno contro la criminalità organizzata. Rispondendo ai cronisti, Antoci ha sottolineato che "la paura è un sentimento che gli uomini hanno, io sono un uomo e appare chiaro che fa parte della mia vita, della mia cultura, del mio essere uomo. Il concetto di paura deve necessariamente essere legato a quello di coraggio. La paura fa parte di noi e deve far parte di un percorso che però, vedendo insieme tanta gente, si trasforma in coraggio". "C'è tanto da fare - ha aggiunto - bisogna alzare sempre più il tiro e mai indietreggiare con la presenza dello Stato nei territori. Davanti a certi reati lo Stato deve essere forte e integerrimo, non deve indietreggiare di un passo, perché nel momento in cui questo avviene, la gente, nell'ambito di questo percorso, comincia a vacillare nelle proprie scelte di vita. Mi aspetto che il decreto Giustizia non venga applicato tout court in Sicilia, perché in zone a forte presenza mafiosa ci andrebbero a perdere dei magistrati, come a Barcellona Pozzo di Gotto - ha concluso - che si ritroverebbe con un magistrato in meno".

"Voglio lanciare un messaggio di certezza perché il fatto che ho denunciato e che, con tutto quello che ho passato, non sono sotto terra dimostra con i fatti che è possibile denunciare e, quindi, oggi non ci sono più alibi per chi dice che non è possibile farlo. Una vita normale è possibile". Lo ha detto Gaetano Saffioti, imprenditore calabrese e testimone di giustizia che con le sue denunce ha contribuito all'arresto di famiglie mafiose. Oggi è a Pescara per la cerimonia del 21/mo Premio 'Borsellino'; a lui un riconoscimento per l'impegno contro la criminalità organizzata. "La protezione - ha aggiunto - è una conseguenza di una scelta importante e deve essere anche intesa come una sconfitta della società civile. Perché la protezione non dovrebbe esistere per chi vuole una vita normale".

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