Il bilancio a un anno dal ritiro: «Il tennis non mi manca. Un futuro nello spettacolo? Perchè no»
Ha salutato il circuito da un anno, più o meno da quell’annuncio clamoroso a Flushing Meadows, pochi minuti dopo aver trionfato nello Slam americano battendo l’amica Roberta Vinci. È una moglie felice, si gode la vita – piccole e grandi gioie – al termine di una carriera lunga, dispendiosa e gratificante in giro per il mondo e tra un impegno divertente da Fiorello per “Edicola Fiore” e una convention alla “Nuvola” di Fuksas, ha risposto alle domande di “Gazzetta del Sud”. Signore e signori, ecco Flavia Pennetta, icona dello sport azzurro.
– Nostalgia di un torneo e dell'adrenalina che solo una partita ad altissimo livello sa dare?
«No, perché finalmente ho la possibilità e modo di riposarmi. Ora riesco a passare molto più tempo con la mia famiglia e con il mio cavallo. Meglio di così!»
– Quanta dedizione c’è voluta per arrivare a quell'agosto 2004 quando in Polonia vinse il suo primo torneo Wta battendo la Zakopalova?
«Impegno, dedizione, costanza, ma soprattutto sacrifici. Tanti. Credo che la gioia e le sensazioni che ho provato quel giorno le ricorderò sempre con tanto affetto, è stato l’inizio di un lungo percorso».
– L'infortunio al polso, la splendida rinascita a 31 anni, la vittoria a Indian Wells, il trionfo agli Us Open, il best ranking (numero 6) e il ritiro: un concentrato di stagioni emozionanti...
«Mamma mia! Se non fosse davvero accaduto, non sarebbe così facile da immaginare. Si è trattato di qualcosa di unico. Sembra uno di quegli spot che spesso vediamo in televisione in cui si aspira a non mollare mai. Credo di aver scritto una bella storia di tennis, di sport e di vita».
– Flavia Pennetta e Roberta Vinci: un'amicizia indissolubile nata più di 20 anni fa e che ha toccato l'apice sull'Arthur Ashe.
«Anche questo era veramente impensabile, ma è accaduto. A volerla vedere in maniera “romantica”, il tennis ci ha restituito tutto quello che noi gli abbiamo sempre dedicato in tante stagioni di allenamenti, match, viaggi e rinunce. E se Roberta sentiva dentro di sé la voglia di continuare a giocare, ha fatto bene a prendere questa decisione come Francesca Schiavone».
– Vinci esclusa, quale tennista del Circus le manca?
«Dopo questo lungo periodo di attività, sono ormai una di casa e ci sono ottimi rapporti con tutte. Sicuramente la “Schiavo” è, e resta, una delle compagne con cui ho da sempre condiviso parecchie cose, dentro e fuori dal campo».
– Quanto tempo ci vorrà affinché in Italia si possa ricreare la fantastica generazione femminile che ha vinto due Slam (con due finali perse) e quattro Fed Cup?
«Non voglio peccare di presunzione o sembrare arrogante, ma credo che quello che noi siamo riuscite a creare ed a conquistare sia molto difficile da eguagliare. Io me lo auguro con tutto il cuore anche perché vorrebbe dire che il tennis italiano sta bene ed è ai vertici dei circuiti mondiali, dove è giusto che sia».
– L'epopea della Coppa Davis in rosa fece tappa nel 2009 anche a Reggio Calabria: il suo ricordo?
«E come si fa a dimenticarlo! L’affetto e il calore che la gente ci ha trasmesso è un qualcosa di impossibile da descrivere. Ogni volta che giocavamo in Italia, a prescindere dal livello della competizione e dal risultato, affrontavamo l’impegno con una forza superiore, che ci rendeva orgogliose e ci dava ancora più carica».
– Due parole sui big five, alcuni suoi grandi amici: Federer, Nadal, Djokovic, Murray e Wawrinka.
«Rappresentano la storia del tennis moderno! Con alcuni di loro ho trascorso bellissimi momenti anche al di fuori dai campi di allenamento. Ricordo ancora quando, dopo la vittoria agli Us Open, mi arrivò una telefonata di Rafa Nadal. Era tarda notte da lui, ma ci tenne a chiamarmi per farmi i complimenti. Nole è così come lo vedete tutti quanti, con lui c’è sempre tempo per una risata, non puoi che usare belle parole per descrivere la persona e ciò che ti trasmette. Con Roger, Andy e Stan non ci conosciamo così a fondo, ma anche in questo caso si tratta di campioni dentro e fuori dal campo».
– Suo marito Fabio Fognini ha le potenzialità e i colpi per entrare nella top ten: la sua esperienza insegna che il salto di qualità è sempre possibile.
«Come ho detto spesso, in primis a lui, Fabio è un giocatore con un grandissimo talento ma spesso in passato non è riuscito a mostrarlo con costanza. Negli ultimi mesi sta lavorando intensamente e i risultati hanno cominciato a vedersi. E sono sicura che potrà ancora dire tante volte la sua».
– Com’è fare la moglie?
«Quando sei accanto all’uomo che ami e che ti ricambia, non puoi che essere felice. Sì, sono una ragazza fortunata».
– L'amicizia con lo showman Fiorello le ha mai stuzzicato l'interesse per un futuro nello spettacolo o nella moda?
«Fiore è un grande, un amico. Per quanto mi riguarda preferisco fare un passo alla volta... La tv e lo spettacolo mi piacciono, ho già avuto modo di lavorare a qualche progetto. Vedremo cosa mi proporrà il prossimo futuro»
– Con il “no'” a Roma 2024 il nostro Paese ha perso una irripetibile occasione di rilancio...
«Sicuramente. È stato davvero un peccato non solo per il “no”, ma per come si sono svolte le cose».
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Il marito Fabio Fognini
«Sarà il mio nuovo coach? Lasciamole fare la moglie»
Fabio Fognini dopo aver lasciato l’allenatore spagnolo Josè Perlas, accanto a lui per cinque anni nei quali il ligure ha conquistato quattro titoli Atp, tutti sulla terra rossa (Stoccarda, Amburgo, Vina del Mar e Umago), raggiungendo anche il best ranking, ha definitivamente spento le indiscrezioni che volevano la Pennetta suo coach. «Lasciamole fare la moglie, è serena fuori dal campo, stiamo bene e dovrà avere tanta pazienza. Io porterò avanti il mio lavoro come ho sempre fatto, cercando di migliorare questa annata che non è stata positiva. Sono cresciuto, maturato, il matrimonio con Flavia mi ha cambiato. Lei mi conosce a memoria, sa starmi accanto nel modo giusto e mi tranquillizza. Ho tanta voglia di fare sacrifici e di rimettermi a giocare alla grande, come nella stagione in cui ero salito al n.13. È arrivato il momento di ripartire, con un nuovo team. Spero di rientrare nei primi trenta: posso farcela perché amo ancora il tennis». Il nuovo coach di Fognini dovrebbe essere l’argentino Franco Davin, ex di Juan Martin del Potro. L’ufficializzazione è imminente.