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Un governicchio, scenario da incubo

Un governicchio, scenario da incubo

Meno sette: finalmente il tormentone del referendum istituzionale previsto per domenica prossima sta per concludersi. A questo punto alla domanda su «chi vincerà?» si sta sovrapponendo come è naturale l’altra domanda chiave su «che cosa accadrà nel quadro politico attuale?». Lasciamo per un attimo il totoRenzi che impazza da un mese e chiediamoci invece che cosa cambierà con la vittoria o la sconfitta del «Sì» o del «No».

Va detto subito che se vincessero i rivali di Renzi e del governo non cambierebbe nulla rispetto alla architettura istituzionale in vigore dal 1948. Soltanto Berlusconi dice che comunque sarebbe sempre possibile rifare in poco tempo un’altra riforma nonostante tutta la storia delle mancate riforme istituzionali dimostri esattamente il contrario. L’esperienza insegna infatti che il tortuoso cammino dei tentativi di riforma della Costituzione è segnato da fallimenti che portano i nomi prestigiosi di Bozzi, la Iotti, De Mita, D’Alema e lo stesso Berlusconi. Questa volta, Presidente, o la va o la spacca: o si cambia o tutto resta in glaciazione come negli ultimi decenni.

La cosa singolare e che fino ad oggi non è stata notata è un’altra: la questione è talmente complessa che anche una vittoria del «Sì» (auspicabile per chi scrive questa nota) non sarà una passeggiata ma una vera e propria prova di forza lunga mesi e mesi. Gli articoli da cambiare sono una cinquantina e a loro vanno aggiunti i regolamenti parlamentari tutti da rifare.

Si pensi, per fare qualche esempio, alla metamorfosi del nuovo Senato da ricostruire su basi totalmente diverse dalle attuali, al rapporto fra Stato e Regioni già difficile e oggi ancora più complicato dopo la sentenza della Corte Costituzionale, e al diverso sistema di referendum popolari. Sono tutte riforme contenute, come in una grossa scatola, nella riforma madre (quella che piace al «Sì»), con una infinità di annessi e connessi. A farla breve ci vorranno mesi e mesi per arrivare al testo sottoposto al giudizio di noi elettori. Senza calcolare poi la necessità di una nuova legge elettorale, anzi di... due nuove leggi elettorali visto che l’Italicum sembra fare schifo a tutti.

Conclusione: se passa il «Sì», il referendum apre una nuova fase della vita istituzionale e ci vorrà un governo ben saldo perché possa mettere in atto tutte le riforme contenute nei quesiti di base. La prossima sarà, se vincono Renzi e il suo governo, una legislatura costituente.

L’altra possibilità, quella di un governicchio, appare persino pericolosa.

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