Con il passaggio della campanella ed il primo consiglio dei ministri a Palazzo Chigi si è insediato ufficialmente ieri il nuovo governo presieduto da Paolo Gentiloni, dopo il giuramento al Quirinale. Diciotto i ministri, di cui 12 del passato esecutivo confermati. Oggi il neo premier è chiamato alla prova delle Camere per chiedere la fiducia. M5s e Ala disertano l'Aula.
Il discorso programmatico di Gentiloni alla Camera - "Il governo che si presenta a ricevere la fiducia è un governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre Istituzioni. E intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell'Italia e i problemi degli italiani".
Quanto è successo politicamente e che ha portato al nuovo esecutivo "sulla base della ferma guida di Mattarella, ha determinato i tempi rapidi del nuovo governo e ne ha definito il programma".
L'Italia ha una economia forte, non ci possono essere scorribande su questo fronte e lo dimostrano le profezie sbagliate di apocalisse in base all'esito in un senso del referendum. Questa è l'Italia". Lo ha detto il presidente del Consiglio nel suo intervento programmatico alla Camera.
"Dobbiamo fare molto di più per il Mezzogiorno. La decisione di formare un ministero esplicitamente dedicato al Sud non deve far pensare a vecchie logiche del passato, al contrario noi abbiamo fatto molte cose per il Mezzogiorno ma credo che sia insufficiente la consapevolezza che proprio dal Sud possa venire la spinta forte per la crescita economia".
Nel consiglio Ue di giovedì prossimo, dove si affronterà il tema del rinnovo del regolamento di Dublino "avremo una posizione molto netta: non è accettabile che passi di fatto il principio di un Ue troppo severa su alcuni aspetti dell'austerity e troppo tollerante verso paesi che non accettano di condividere responsabilità comuni" sui migranti, afferma Gentiloni. Poi parlando del sistema bancario: "Il governo è pronto ad intervenire per garantire la stabilità degli istituti" bancari.
Oltre all'agenda del governo "prenderà corpo tra le forze parlamentari un confronto sulla legge elettorale per la necessaria armonizzazione delle norme tra Camera e Senato, confronto nel quale il governo non sarà attore protagonista, spetta a voi la responsabilità di promuovere e provare a cercare intese efficaci. Certo non staremo alla finestra cercheremo di facilitare e sollecitare", l'accordo.