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Il nipote di Amri arrestato in Tunisia. Lo aiutava via Telegram

Arrestato in Tunisia il nipote di Amri: aiutava lo zio

Anis Amri, il terrorista ucciso per la strage di Berlino, era in contatto con suo nipote attraverso Telegram per poter eludere i controlli della polizia. E' quanto emerso dopo un'operazione delle forze di sicurezza tunisine, che hanno smantellato ieri una cellula terroristica composta da tre membri tra i 18 e i 27 anni, tra cui il nipote dello stesso Amri. La cellula terroristica operava tra Fouchana nel governatorato di Ben Arous, e Oueslatia, in quello di Kairouan.

Confronto in Questura a Milano tra gli investigatori della Digos e quelli tedeschi, che si occupano della strage di Berlino, dopo il conflitto a fuoco di ieri a Sesto San Giovanni in cui è stato ucciso Anis Amri, il tunisino sospettato dell'eccidio al mercatino di Natale. Numerosi gli elementi investigativi da confrontare, in particolare la pistola calibro 22 che Amri aveva con sé a Sesto San Giovanni. Gli investigatori lavorano per verificare se sia la stessa che ha ucciso l'autista polacco del Tir utilizzato per la strage.

Al setaccio degli investigatori i contatti in Italia di Amri (Matteo Guidelli e Massimo Nesticò) - Da Chambery  al piazzale della stazione di Sesto San Giovanni in dieci ore, le ultime della sua vita: la morte di Anis Amri, se da un lato chiude la caccia all'uomo più ricercato d'Europa, dall'altro apre una serie di domande che soltanto nelle prossime ore potranno, forse, trovare risposta. Come ha fatto ad attraversare l'Europa senza essere riconosciuto da nessuno? Cosa veniva a fare in Italia? Quale era la sua meta finale? Aveva appoggi nel nostro paese o cercava documenti falsi che gli consentissero di abbandonare l'Europa? Oppure era tornato in Italia per vendicarsi degli anni passati in prigione?

L'ultimo viaggio del terrorista che ha fatto strage a Berlino inizia nella stazione di Chambery, cittadina francese ai piedi della Alpi dove Amri è arrivato proveniente dalla Germania. Senza documenti, senza libri o testi scritti, senza telefono, con pochi soldi e pochissimi effetti personali. Ma con una pistola in tasca. "Era come un fantasma", dirà poi il questore di Milano Antonio De Iesu. A Chambery il tunisino sale su un treno diretto in Italia e arriva a Torino attorno alle 20.30. Gli investigatori ritengono che l'uomo, dopo aver varcato il confine, abbia preso dei treni locali con i quali ha raggiunto la stazione di Porta Nuova.

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