Culla millenaria di civiltà e arti, patria di uomini come Don Puglisi e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ma anche sede del più grande Gay Pride del sud d’Europa. Soprattutto «città dell’accoglienza e dei diritti». Dopo Mantova per il 2016 e Pistoia per il 2017, sarà Palermo la Capitale italiana della cultura del 2018, annunciata dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini al termine dei lavori della giuria presieduta da Stefano Baia Curioni e un rush finale «contro» le concorrenti Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Recanati, Settimo torinese, Trento e l’Unione dei comuni elimo-ericini. Una vittoria che porta alla città anche un milione di euro per la realizzazione del progetto presentato e l’esclusione delle risorse investite dal vincolo del patto di stabilità.
«La nostra cifra culturale più significativa e che rivendichiamo è la cultura dell’accoglienza», commenta a caldo il sindaco Leoluca Orlando, che per il suo dossier può contare «su 6 milioni e mezzo di budget, più altri 70 che avremmo speso comunque», ma che più di tutto tiene a raccontare l’anima del progetto vincente. «Noi – dice – rivendichiamo il diritto di ogni essere umano di essere e restare diverso, ma di essere e restare uguale». È il suo assessore alla cultura, Andrea Cusumano, a illustrare i dettagli di un programma che «avremmo realizzato comunque. Già la settimana prossima inaugureremo la restaurata Chiesa dei Ss. Euno e Giuliano», che diventerà spazio per mostre e iniziative culturali. «Verrà potenziata - prosegue - l’edizione 2018 del Festival della letteratura migrante, nato due anni fa con oltre 140 autori del Mediterraneo. E dopo San Pietroburgo e Zurigo, nel 2018 sarà Palermo ad accogliere Manifesta, la più grande Biennale di arte contemporanea migrante, che sarà declinata sui temi dell’accoglienza». C’è poi il piano di «riqualifica de La Kalsa», il waterfront della città, «con Francesca e Massimo Valsecchi, tra i più grande collezionisti d’arte d’Europa, che nel 2018 riapriranno il restaurato Palazzo Butera. E ancora, apre l’ex Convento di S. Francesco, un tempo esattoria dei fratelli Salvo, trasformato in Centro di cultura araba e del Mediterraneo. Il progetto ha costruito un sistema per la città».
«La competizione ogni anno diventa più virtuosa – commenta Franceschini – perché spinge verso una programmazione complessiva della città. Palermo naturalmente era ed è già una Capitale. Ma questo titolo la valorizza ancora di più, e il progetto che punta sull’inclusione sociale invia un bel messaggio».
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La motivazione
«La candidatura è sostenuta da un progetto originale, di elevato valore culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e generosamente orientato all’inclusione, alla formazione permanente, alla creazione di capacità e di cittadinanza, senza trascurare la valorizzazione del patrimonio e delle produzioni artistiche contemporanee. Il progetto è supportato dai principali attori istituzionali e culturali del territorio e prefigura anche interventi infrastrutturali in grado di lasciare un segno duraturo e positivo. Questa la motivazione della scelta.