Diciamolo, il Maria’s style si è imposto da subito, (quasi subito, perché ci sono voluti tre quarti d’ora prima che il Festival 2017 iniziasse). E così si è capito perché la De Filippi si è portata dietro i suoi autori storici, quelli che le scale le usano come sedie. Così la signora Pina ha potuto chiudere la busta senza rimpianti quando Giusy Ferreri ha cantato con la voce di Conchita Wurst, mentre Raoul Bova è stato presentato come un tronista qualunque. Per gli eroi di Rigopiano, mancava il postino che annunciasse: «Maria, la protezione civile ha accettato l’invito…ed è qui». Sì, ma per salvare il soldato Ryan Conti, ammutolito da Nostra Signora degli Ascolti.
Certo è che 10 lunghissimi minuti piene di forze armate sul palco dell’Ariston, con tutto il rispetto, invogliano solo a cambiare canale. Comunque, per Mrs. Pina & the Comars (gruppo social che s’incontra nel cortile) il festival poteva finire dopo l’apertura con le canzoni ricordo degli anni passati, quelle che non hanno vinto ma che le cantano anche le pietre di Castrocaro. L’anteprima di Federico Russo con la barba di un colore e i capelli di un altro, invece, va soppressa per manifesta inutilità così come i promo dei cantanti.
Insomma, dalle 20,40 alle 21,15 hanno fatto fuffa, polverazzo, pubblicità e il necrologio musicale della buonanima di Luigi Tenco, celebrato da Tiziano Ferro. Ovviamente c’era più pubblicità che canzoni, perché con 1,5 milioni di euro di utili a puntata mancava solo la reclame di Santino il Macellaio. Quindi ha ragione Crozza a invocare un festival al mese per aumentare il Pil. Per il resto, la sua copertina è stata la metafora del distacco che si nota in questo Festival, in cui ognuno recita a soggetto e porta in scena ciò che sa fare, non importa quanto sia pertinente.
La vera novità? La scelta di riprendere il backstage dei cantanti prima di entrare sul palcoscenico. Ah, no, la vera novità era la voce tremula di Al Bano, l’unico, vero highlander di questo Festival, al quale è arrivato dopo un tagliando in sala operatoria e con una canzone inedita del 1968. Applausi, ma al suo cardiochirurgo. E peccato che il backstage non abbia inquadrato Al Bano quando, subito dopo la sua esibizione, Carlo Conti, con un tempismo e una sensibilità da direttore artistico del 2 novembre, ha ricordato la scomparsa di Claudio Villa, nel 1987, mentre era in corso il Festival. Insomma, con ricordi di cantanti defunti, disgrazie, donazioni per la ricostruzione, infartuati, soccorritori eroici, questa prima puntata è stata indicativa del fatto che Sanremo è sempre il Festival dei fiori. Quest’anno crisantemi.