Nel giorno di San Valentino, in cui tutto il mondo celebra l’amore, la Polizia di Stato sceglie di stare vicina alle donne con “…questo non è amore”, una campagna informativa volta a rompere l’isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere.
L’impegno profuso dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato nel fronteggiare quest’odioso fenomeno ha certamente portato a una flessione dei numeri: un risultato rilevante che però non induce ad abbassare la guardia.
Sono ancora troppi, infatti, i casi “sommersi”, quelli, cioè, in cui l’insieme delle azioni messe in atto da parte di un partner – compagno, marito o fidanzato che sia – non vengono giustamente valutate dalle donne che, spesso, anziché prendere le distanze da comportamenti fatti di soffocante gelosia, attenzioni morbose, comportamenti aggressivi e intimidatori, leggono in tutto ciò l’espressione di un amore appassionato congiunto a una forte personalità. In questi casi, purtroppo, il silenzio e la sopportazione del dolore fisico e psicologico sembrano l’unica via per la conservazione di un rapporto di coppia che, spesse volte, è vivo solo nella mente dell’elemento più debole: la donna; e spesse volte, anche la famiglia – che potrebbe, invece, essere la prima “sentinella” – non considera questi segnali come preoccupanti.
La denuncia o anche il semplice rivolgersi a un’associazione antiviolenza potrebbero rappresentare il primo baluardo di difesa per se e per i figli, un valido strumento per evitare che il tutto possa sfociare in tragedia.
Ogni tre giorni e mezzo avviene in media l’omicidio di una donna in ambito familiare o comunque affettivo, mentre ogni giorno, sempre ai danni di donne, si registrano 23 atti persecutori, 28 maltrattamenti, 16 episodi di percosse, 9 di violenze sessuali.
Questi più in dettaglio i dati di tutte le forze di polizia a livello nazionale:
gli omicidi di donne in ambito familiare sono stati 117 nel 2014, 111 nel 2015, 108 nel 2016;
gli atti persecutori (circa il 76% in danno delle donne) 12.446 nel 2014, 11.758 nel 2015, 11.400 nel 2016;
i maltrattamenti in famiglia (circa l’81% in danno delle donne) 13.261 nel 2014, 12.890 nel 2015, 12.829 nel 2016;
le percosse (circa il 46% in danno delle donne) 15.285 nel 2014, 15.249 nel 2015, 13.146 nel 2016;
le violenze sessuali (oltre il 90% in danno delle donne) 4257 nel 2014, 4000 nel 2015, 3759 nel 2016.
Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.
In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. Procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate.
La Questura di Catania mette in campo un’equipe di esperti formata da un funzionario della Polizia di Stato, un funzionario assistente sociale, un ufficiale di p.g. e un agente di p.g. che curano: l’attività di informazione, ascolto e sostegno, rivolta principalmente alle vittime di stalking; i colloqui informativi e di sostegno con donne vittime di violenza domestica, soprattutto nella prima fase di pronto intervento, ricercando, ove necessario, soluzioni per la protezione della donna e dei figli minori presso le strutture di accoglienza disponibili sul territorio; il collegamento con le risorse presenti sul territorio, facenti parte della “Rete Antiviolenza Distrettuale”.
Ogni donna che si trovasse nelle condizioni di subire violenze fisiche e/o psicologiche a opera del partener, può presentarsi con fiducia in qualunque ufficio denunce della Polizia di Stato o delle altre FF.O. per rappresentare la propria vicenda e i propri timori, nella certezza che nessun caso verrà sottovalutato ma, anzi, seguito con massima attenzione e la necessaria riservatezza.
Perché “se ti ricatta … non è amore. Se minaccia te o i tuoi figli … non è amore. Se ti isola, umilia, offende …non è amore. Se ti perseguita con mail e sms ossessivi ….non è amore. Se ti prende con violenza quando non vuoi … non è amore. Se ti chiede “l’ultimo appuntamento” …non è amore”.
Se ti uccide… non è amore.
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