"Renzi non è il leader che dà maggiore importanza al gruppo, ma dà importanza a se stesso e al suo punto di vista. E' napoleonico, quindi va incontro inevitabilmente a delle Waterloo. Nel senso che cerca a tutti costi vittorie e rivincite con una spietatezza anche nei confronti di chi ha un punto di vista diverso. Questo secondo me sta pesando". Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ad Agorà.
Salvare il Pd è ancora possibile, "faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno, torniamo a parlare di Italia". Lo dice Matteo Renzi in un'intervista in apertura del Corriere della Sera in cui sottolinea che non accetterà "ricatti", che il congresso va fatto, come chiesto dalla minoranza, e che sui tempi "c'è lo statuto". "Io voglio evitare qualsiasi scissione", afferma l'ex presidente del Consiglio. "Se la minoranza mi dice: o congresso o scissione, io dico congresso. Ma se dopo che ho detto congresso loro dicono 'comunque scissione', il dubbio è che si voglia comunque rompere. Che tutto sia un pretesto. Toglieremo tutti i pretesti, tutti gli alibi. Vogliono una fase programmatica durante il congresso? Bene. Ci stiamo".
"In America c'è Trump, l'Europa rischia di sgretolarsi se vince la Le Pen, i grillini sono alti nei sondaggi nonostante gli imbarazzanti risultati di Roma, Berlusconi e Salvini sono pronti a riprendersi la scena. Domando: chi ci va dai militanti della Festa dell'Unità a spiegare perché si deve rompere il Pd?", si chiede. Sui tempi del congresso Renzi sottolinea che non è lui a decidere: "C'è uno statuto. Ci sono delle regole". Il Pd, rimarca, "non è un partito personale, ma essere un partito democratico significa accettare anche il dibattito. Il confronto. La democrazia interna. La minoranza deve sentirsi a casa. Ma sentirsi a casa non significa che o si fa come dicono loro o se ne vanno". Quanto al voto, dice, "non sarò io a decidere la data, non sono più il presidente del Consiglio, deciderà il presidente della Repubblica, sulla base della situazione politica". E Gentiloni "merita il nostro sostegno sempre, non 'provvedimento per provvedimento' come sosteneva qualcuno fino a qualche giorno fa". Renzi risponde anche a una domanda sulla notizia del padre indagato per traffico di influenze nell'inchiesta Consip esprimendo "fiducia totale nella magistratura". "Guai a chi fa polemica, gli inquirenti hanno il dovere di verificare tutto".
Matteo Renzi, dopo la riunione della direzione di lunedì, cerca una mediazione per evitare lo strappo con la minoranza all'assemblea di domenica ma la situazione sembra ormai compromessa. L'ultimo incontro tra Lorenzo Guerini e Pier Luigi Bersani con la proposta renziana di un confronto programmatico nei tempi del congresso è stata respinta al mittente dall'ex segretario che chiede al leadem dem e ai suoi di "fermarsi" e di non "stravolgere il Pd per le velleità di una persona sola". Renzi, al Nazareno, ha incontrato tutti gli esponenti della maggioranza, da Piero Fassino a Maurizio Martina. Ma alla luce del fallito incontro tra Guerini e Bersani, l'impressione al vertice Pd è che la minoranza abbia tratto il dado della scissione.
"Prima il paese, poi il partito, poi le esigenze di ciascuno". Questo criterio, per me e per tanti, e spero per tutti noi, è la base stessa della politica. Se noi non teniamo ferma questa sequenza, non siamo più il Pd. Mi sono dunque rivolto e mi rivolgo a tutti quelli che hanno buon senso. Al segretario e a tutti coloro che lo hanno sostenuto dico: non date seguito alle infauste conclusioni dell'ultima direzione. Fermatevi". E' l'appello lanciato da Pier Luigi Bersani sull'Huffington Post ribadendo la sua road map. "Se consentissimo l'ordinario svolgimento delle cose - sostiene Bersani - non mancherebbe la possibilità di questa radicale e ineludibile discussione. Abbiamo una maggioranza e un governo che possono e devono operare fino al 2018, col tempo dunque di correggere le cose che non hanno funzionato. La data ordinaria e statutaria del Congresso (da giugno all'autunno) può consentire un percorso che si avvii con una discussione comune che ridefinisca il perimetro e i muri della nostra casa, i cardini essenziali della nostra proposta prima di passare alla sfida tra i candidati. Serve dunque, prima del vero e proprio confronto congressuale, una riflessione fondativa che definisca il profilo del Pd di fronte alle sfide nuove, un passaggio da costruire con un lavoro unitario. Potremmo peraltro avere alle spalle la cognizione del quadro di regole elettorali nel quale inserire la proposta politica. Questo percorso semplice, logico e utile al paese, viene inopinatamente e incomprensibilmente stravolto".
"Veltroni e Bersani dopo le dimissioni non si sono più ricandidati. E quello era un gesto di estrema generosità verso il partito. Queste dimissioni mi sembrano piuttosto un atto di egocentrismo, di egoismo. Non dirò mai a Renzi di candidarsi o meno, ma gli dico di fare attenzione, perché se il PD è di Renzi, allora non ci sarà spazio per noi": così Roberto Speranza (PD), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
"Se Renzi non si ferma la scissione e nei fatti ormai", ha detto anche il governatore della Puglia Michele Emiliano alla registrazione di Night Tabloid dove aggiunge: "E'finita l' epoca della rottamazione; ora bisogna costruire e Renzi non è persona adatta a costruire Se volgiamo stare insieme proviamo a capire quale può essere il minimo e il massimo e il comune denominatore che ci tiene insieme".
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