Hillary Clinton ha perso la Casa Bianca per un pugno di lenticchie. Anche se il risultato finale parla di 306 delegati a 232 a favore di Trump, la “front runner” democratica ha raccolto quasi 3 milioni di voti più dell’avversario. Altro che mirabolanti e inaspettate sorprese ignorate dai sondaggisti!
I professoroni in servizio permanente effettivo e i profeti del giorno dopo devono farsene una ragione: i polls erano sostanzialmente affidabili e, comunque, in molti ricadevano entro una “forchetta” del 2-3% che, a ben vedere, è stata rispettata. Quelle che sono andate completamente fuori bersaglio sono state, invece, le “interpretazioni” offerte al di qua e al di à dell’Atlantico, dove l’ansia di vedere sotterrato Trump, l’energumeno, ha portato quasi tutti a sottovalutate gli scricchiolii della poltrona su cui si era appollaiata Hillary come la cucca.
Il resto l’ha fatto il sistema elettorale americano, dove non vince chi piglia più voti in assoluto, ma chi invece ottiene più delegati. Ogni Stato ne esprime un certo numero e, alla fine, si sommano quelli, non i suffragi degli elettori. È il sistema del “take all”. Se nello Stato di Farfallonia perdo anche di un solo voto, i 5 milioni di elettori che, comunque, avevano scelto me, posso solo friggermeli. Non contano niente, perché i delegati andranno tutti all’avversario e a me non resterà altro che mangiarmi le mani.
Ergo: visto come sono andate le cose, con incroci di consensi, piroette e tuffi carpiati, manco Nostradamus ci avrebbe capito niente. E, fino all’ultimo, la spessa coltre di nebbia è stata quasi impossibile da diradare. Dunque, facciamola corta, Hillary è sprofondata per la minuzia di poco più di 100 mila voti, su un totale di oltre 135 milioni di consensi validamente espressi. Cioè, stiamo parlando di meno dell’1 per mille, o dello 0,1%. Fate voi. Alzi il mignolo quel veggente che avrebbe potuto immaginarsi un esito talmente paradossale. Nessuno, manco Hitchcock, se lo sarebbe sognato. Hillary Clinton ha perso la Pennsylvania (20 delegati) per 68 mila voti (su oltre 6 milioni), il Wisconsin (10 grandi elettori) per 27 mila voti e addirittura il Michigan (16 delegati) per la miseria di 11 mila preferenze. Roba da sindacatura in un comune della Barbagia. Mettendo assieme questi tre Stati (106 mila voti in tutto), Mrs. “Lacrimuccia facile” avrebbe fatto fare al Palazzinaro repubblicano la fine che si meritava: quella del sacco di patate, con i tuberi pelati per bene. E le bucce nella spazzatura. I dati, assolutamente certificati a beneficio di chi spacca il pelo in quattro, sono di RealClearPolitics. Chi ha sparato altri numeri lo ha fatto a vanvera. Ci dicono che mentre al quartier generale democratico arrivavano i risultati, gli “esperti”, presagendo l’apocalisse, abbandonavano i computer e giravano stralunati in tondo, biascicando frasi senza senso. Dal lato di Trump, invece, ci si ingozzava di ostriche e champagne e il clima era più disteso. E quando lui e i suoi “clientes” hanno intuito di avere vinto (perché glielo hanno detto gli altri, mica lo avevano capito loro), allora è scoppiato il finimondo.
La fiesta è cominciata grazie a uno zero virgola che ha fatto cambiare i menù: in casa repubblicana le aragoste zompavano nei pentoloni, mentre al quartier generale di Hillary, le truppe cammellate mangiavano pane e veleno. Così è se vi pare, ha scritto qualcuno. Il resto sono chiacchiere (e tabacchiere di legno). In pratica, ora, per un pugno (nello stomaco) di voti, tocca sciropparci Trump. Ormai assurto a pericolo pubblico numero uno su scala planetaria.
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