Immaginate d’essere nel centro d’una grande capitale, per esempio Londra, in un pomeriggio qualsiasi. Immaginate che accada qualcosa, per esempio un attacco terroristico. Spari, urla, gente che scappa, feriti a terra, la sensazione di non capire cosa accade, di non sentire se non il panico. Confusione che regna per ore.
Immaginate d’aggirarvi in uno scenario del genere: siete scampati, per fortuna, e probabilmente il vostro primo pensiero, chissà, è chiamare a casa e dire “sto bene”. Normale, no? Eppure, guardando la foto della giovane islamica che passa accanto a un capannello attorno a uno dei feriti dell’attentato di Londra, divenuta ieri mattina virale e rilanciata da parecchi utenti come esempio di “indifferenza” criminale e omesso soccorso davanti a una tragedia – entrambi “aggravati” dall'indubbia appartenenza della ragazza alla fede islamica –, in pochi hanno invocato calma e correttezza, e si sono rifiutati di giudicare così rozzamente un comportamento altrui, per giunta da un’istantanea di cui ci sfuggono contesto e cornice. «La ragazza col capo coperto – ha twittato ieri un utente (ripreso da molti, tra cui un famoso psichiatra opinionista in tv) – non sarà una terrorista, ma l’indifferenza che mostra mette i brividi». Veramente i brividi li mette una simile incapacità di guardare e di cercare di capire: il passo, l’espressione contratta, la mano sul viso sono indicatori (universali) d’agitazione emotiva, non d’indifferenza.
La ragazza non giocava certo a Ruzzle: chissà, magari stava cercando di comunicare ai suoi cari che stava bene, che era sopravvissuta. Angosciata quanto chiunque altro, lì. Forse pure di più, proprio perché dichiaratamente di fede islamica e, appunto, possibile vittima di pregiudizio. Suggerire che “avrebbe dovuto” fermarsi anche lei accanto al ferito, o fare qualcosa per convincerci che – lei lì – era angosciata e partecipe quanto noi qui, comodi e al sicuro dietro i nostri schermi, è un’operazione ipocrita di strisciante razzismo, una vera semina di odio e pregiudizio contro quelli che abbiamo stabilito essere nostri “nemici”.
Purtroppo, di nemici ne abbiamo già, e sono veri e pericolosi. Costruirne di altri, fasulli, e fare di chiunque sia Altro un nemico non ci aiuta, non ci protegge: ci fa meno umani e meno intelligenti. Più deboli.
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