Siracusa
E di colpo Tebe diventa Mosul o uno qualsiasi dei teatri di guerra che conosciamo. Il rumore degli scudi di bronzo si trasforma nel rombo dei bombardieri. I cadaveri dei fratelli giacciono nello stesso sangue. La guerra, ultima dea, domina il mondo. Ieri sera, davanti a più di tremila persone (tra le quali il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta), al Teatro greco di Siracusa i “Sette contro Tebe” di Eschilo, con la regia di Marco Baliani, hanno inaugurato, tra gli applausi, la stagione delle rappresentazioni classiche dell'Inda.
L’opera, che mette in scena il dramma di una città assediata, ha convinto e scosso il pubblico. Tragedia sonora e percussiva, in cui la guerra è soprattutto suono (belle le musiche di Mirto Baliani), “Sette a Tebe” si riaggancia a tutto il mito dei Labdacidi, la maledetta stirpe di Laio, Edipo e i suoi figli sventurati, il cui mito viene narrato da un inedito “custode del teatro”, Gianni Salvo, che apre e chiude lo spettacolo sottolineando la capacità delle “parole antiche” di mettere in scena i drammi dell'uomo.
In scena Marco Foschi nei panni del bellicoso Eteocle, Anna Della Rosa che incarna la risoluta ma trepida Antigone, Aldo Ottobrino nei panni del messaggero, i bravissimi ragazzi dell’Accademia del dramma antico. Su tutto domina un maestoso albero, che è stirpe e radice: la scena diviene un continuo trascorrere di corpi che mettono in scena la paura, la lotta, il dolore. All’improvviso, infine, si drizza sulla scena un megafono dal quale parte un “comunicato” del nuovo governo di Tebe: sono “fatti alternativi” sulla battaglia appena conclusa e il “prequel” di Antigone.
Oggi alle 18.45 secondo spettacolo: “Fenicie” di Euripide con la regia di Valerio Binasco.
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