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Assad ora va alla ricerca di una sponda a Gerusalemme

Assad ora va alla ricerca di una sponda a Gerusalemme

Le novità e i colpi di scena diplomatici in Medio Oriente si susseguono quasi ogni giorno che passa. L’ultima “chicca” riguarda solo un insolito ramoscello d’ulivo che il padre-padrone siriano, Bashar al Assad, ha fatto recapitare inaspettatamente al governo israeliano.

Sfruttando i canali di rappresentanza del Cremlino, il presidente alawita si è rivolto direttamente al primo ministro di Gerusalemme, Netanyahu, chiedendogli che l’esercito israeliano rimanga neutrale e non intervenga con azioni mirate nelle regioni del sud e del sud-est della Siria. Si tratta di aree ad alto interesse strategico per Gerusalemme, dato che i combattimenti che infuriano in quelle contrade riguardano da vicino le alture del Golan. Assad nel suo messaggio ha aggiunto di essere consapevole della giustificata apprensione manifestata dal governo israeliano per gli scontri che si stanno verificando a sud di Damasco. Contemporaneamente però, garantisce che nessun secondo fine bellico o strategico alimenta le azioni delle forze governative siriane.

Gli analisti israeliani, però, fanno notare che Assad ha omesso accuratamente di fare riferimento al ruolo delle milizie sciite in tutta l’area considerata, particolarmente dalle agguerrite formazioni di Hezbollah. In cambio dell’impegno israeliano a tenersi fuori dal conflitto, il Presidente siriano si è impegnato personalmente a garantire la tranquillità dei confini del Golan, così come verificatosi negli ultimi quarant’anni a partire dal 1974.

Naturalmente, le garanzie di Assad si fermano qui e non coinvolgono le formazioni pro iraniane che si muovono come cani sciolti in tutta la regione. E non è un caso che il messaggio del Presidente siriano sia giunto in Israele mentre le milizie di Hezbollah andavano all’assalto della città di Daraa a qualche chilometro dal confine giordano. Una battaglia coordinata da alti ufficiali iraniani che hanno offerto il loro contributo strategico a un’offensiva che dovrebbe svilupparsi in due tempi. La vera preoccupazione, di Assad, però, si chiama Quneitra, località di a soli 9 chilometri dal Golan israeliano. Più in particolare, gli esperti ritengono che la mossa di Damasco, concordata con i russi, riguardi un più vasto piano strategico teso a ottenere una sorta di neutralità armata da parte delle altre piccole e medie potenze che operano nella regione.

Anche l’inviato speciale del Cremlino in Giordania, Aleksander Lavrentiev, ha presentato una nota simile al re di Giordania Abdullah, chiedendogli di evitare qualsiasi interferenza. La prima impressione degli analisti e che gli israeliani non siano rimasti particolarmente impressionati dall’impegno di Assad e che anzi sentono puzza di bruciato. In effetti, in quest’ultima settimana, gli attacchi portati dalle milizie sciite di Hezbollah e da quelle pro iraniane si sono intensificati, sollevando più di una perplessità a Tel Aviv. In particolare, appare sempre più chiaro il disegno delle unità sciite di arrivare al controllo di una parte consistente del confine siro iracheno.

L’agenzia di stampa delle guardie rivoluzionarie iraniane ha pubblicato una serie di foto che ritraggono il capo delle brigate mentre celebra la vittoria nel sud della Siria grazie al sostegno di formazioni sciite afghane. Alcuni hanno anche scritto che la situazione sta precipitando pericolosamente e che non si può escludere, per il futuro, una vera e propria contrapposizione frontale con le forze alleate e quelle americane in particolare.

Queste osservazioni fanno il paio con quelle dei reporter che arrivano dalla regione e che descrivono l’umore non proprio soddisfatto dei combattenti di Teheran. Gli ayatollah vorrebbero controllare molti più passaggi strategici. In realtà, dopo i successi conseguiti dalla brigata di Hezbollah e dalla quarta divisione corazzata siriana, la presenza iraniana nell’area si è fatta sempre più invadente e quasi ogni giorno avvengono incidenti e piccole scaramucce con i posti di guardia giordani. Si tratta, a questo punto, di stabilire quale margini di credibilità abbia ancora il presidente siriano Assad. Secondo il governo israeliano molto pochi.

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