La storia della musica ha fatto tappa a Modena. Al Modena Park, dove Vasco Rossi ha festeggiato 40 anni di amore con il palco, con il pubblico, con le emozioni. Davanti a una marea umana di oltre 220 mila persone, che ne hanno fatto così il concerto dei record, quello con più spettatori paganti al mondo. Nessuno mai come lui. Modena. Perché tutto è cominciato qui. Con il primo concorso canoro vinto a 10 anni, con il primissimo concerto, che lui non ricorda neanche più. E allora proprio da qui si riparte, per chiudere un cerchio, per fare il punto di una carriera unica, ma anche per andare avanti, perché il Komandante alla sua combriccola lo ha già detto più volte: a fermarsi non ci pensa proprio. Quaranta canzoni per quaranta anni. Una galoppata lunga tre ore e mezzo, maestosa e imponente. Come il palco largo 130 metri. E come i 1500 metri quadri di schermi in movimento che permettono anche ai più lontani di godere di uno spettacolo che più che sugli effetti speciali punta tutto su Vasco, sulle sue canzoni, su una storia da celebrare non solo come successo di un artista, ma anche come rito collettivo.
Il via alle 21 in punto, anche per le esigenze televisive di Rai1 che ha dedicato all'evento uno speciale condotto da Paolo Bonolis (pesantemente criticato sui social per non aver lasciato più spazio al live), con Colpa d'Alfredo, preceduta, con le ultime luci del giorno ad illuminare il palco, da un saluto al sole (virtuale, che nasce e muore sugli enormi schermi) sulle note di Così parlò Zarathustra di Strauss tratta da Odissea 2001 nello spazio di Stanley Kubrick. Il Blasco sfoggia una giacca di pelle gialla e una forma fisica ritrovata. "Benvenuti alla festa epocale di Modena park. Benvenuti al concerto che non avrà mai fine. Benvenuti nella leggenda, nel record mondiale", è il saluto di Vasco ai suoi invitati che lo attendevano da ore, da giorni, alcuni da settimane. Senza farsi scoraggiare dal clima o dalle imponenti misure di sicurezza (che hanno retto senza grossi problemi all'impatto con i 220 mila).
La prima parte dello show è tutta dedicata agli anni Ottanta. E così ecco Alibi e Blasco Rossi, che diventa una carrellata di live e foto della combriccola da 40 anni ad oggi, tutta d'un fiato in poco meno di 5 minuti. Un tunnel del tempo da percorrere all'indietro. E' la storia che riavvolge il nastro e riparte dall'inizio. Vasco non è più lo stesso, ed è giusto così, ma le sue canzoni sono ancora qui, colonna sonora di almeno due generazioni, o forse tre. E' una festa unica e allora il padrone di casa si permette anche il lusso di inserire in scaletta anche brani mai inseriti, come Il tempo crea eroi. Ma alla festa ha invitato anche gli amici di sempre, come Gaetano Curreri che si mette al piano e dopo aver accennato Jenny, Silvia, il singolo del 1977 da cui parte la lunga storia di Vasco, e La nostra relazione, suona Anima Fragile. Dopo gli Ottanta è la volta dei Novanta: Gli spari sopra, Stupendo, Vivere. A far da ponte ci pensa Liberi Liberi, che raramente il Komandante mette in scaletta. Gli altri ospiti sono i chitarristi Maurizio Solieri e Andrea Braido, il primo a rappresentare gli anni Ottanta con la Steve Rogers Band, il secondo i Novanta, quando il rock diventa la cifra stilistica più riconoscibile del Blasco. Un duello di chitarre, oltre il tempo. Su Rewind è topless-mania, con decine di ragazze che slacciano i reggiseni (molti con la scritta Fammi godere) e li lanciano sul palco, mentre su Non mi va lo sberleffo a Carlo Giovanardi. C'è anche il tempo, prima de Gli Spari sopra, di invitare il pubblico a non aver paura, a non cedere al terrorismo: "Questo è un concerto contro la paura". Il presente si inserisce nella terza parte, preceduto da un intenso momento acustico: Siamo Soli a I Soliti, fino a Sono innocente ma, Un mondo migliore e l'ultima hit Come nelle favole. Sally, Un senso, Siamo solo noi e Vita Spericolata per i bis. E Albachiara come da tradizione per la chiusura, tra i fuochi d'artificio e il saluto al cielo, all'amico Massimo Riva, ancora e sempre presente, stasera più che mai.