Prima le lacrime del figlio maggiore, poi le immagini delle telecamere di sorveglianza, in cui ha riconosciuto le figure dei suoi due ragazzi. Così il padre dei due fratelli marocchini, di 15 e di 17 anni che ieri si sono presentati dai carabinieri di Montecchio, frazione del Comune di Vallefoglia, ha capito che i ragazzi facevano parte della banda di quattro persone che ha violentato una turista polacca, picchiato il suo compagni, e di nuovo violentato una trans peruviana sulla spiaggia di Miramare a Rimini. "Ieri mattina il più grande piangeva...'Cosa hai?' gli ho chiesto e lui mi ha detto 'sono io uno di quelli di cui parlano i giornali per la storia di Rimini'". Poi ha visto le immagini delle telecamere sui giornali e in Tv e li ha riconosciuti dai vestiti e "da come si muovevano". L'uomo, un 51enne agli arresti domiciliari per furto, non ha esitato: "'devi parlare subito con i carabinieri', ho chiamato io stesso il maresciallo...".
Dalle ammissioni dei due ragazzi, gli inquirenti sono risaliti ad un diciassettenne nigeriano, che è stato fermato a Pesaro dalla polizia, e a quello che è considerato il capo branco, il ventenne congolese Guerlin Butungu, arrestato su un treno alla stazione Rimini. Il padre vuole evitare che i figli ripetano i suoi errori: "mi restano ancora quasi sei mesi di domiciliari". Una famiglia problematica, seguita dai servizi sociali. I due ragazzi frequentano l'istituto alberghiero a Pesaro e sono conosciuti in paese e anche dai carabinieri: piccoli furti, corse sui bus senza biglietto, comportamenti aggressivi anche a scuola. Insieme con il 17enne nigeriano frequentavano una zona di Pesaro ritrovo di piccoli spacciatori, monitorata dalle forze dell'ordine. Tramite lui hanno conosciuto Butungu, un paio di mesi fa. Il figlio più grande ha raccontato al padre anche di quella sera maledetta, buttando la colpa sul ventenne congolese, che li avrebbe costretti ad andare a Rimini e a bere birra. Sarebbe stato sempre il ventenne il principale protagonista dell'aggressione alla ragazza polacca, mentre il 17enne marocchino avrebbe provato a dissuaderlo: "Lasciala, perché fai queste cose?". Racconti ancora tutti da verificare, anche per capire quali sono le varie posizioni e se ci sono diverse responsabilità. I tre minorenni ora sono nel carcere minorile di Bologna: "debbono pagare" insiste il padre, che però chiede di non etichettare i suoi figli come branco.