"Da oggi parte una lunga marcia per cambiare il Paese". Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo a Pontida. "Andremo avanti anche senza soldi, chiederemo aiuto agli italiani, ma l'anno prossimo - ha aggiunto - saremo a Pontida con una Lega e un centrodestra al governo, con l'Italia che riparte nel nome del lavoro, della sicurezza e soprattutto della democrazia".
Salvini chiuderà con il suo intervento il tradizionale raduno leghista, dove campeggia lo slogan 'Salvini premier', contrattaccando nuovamente sul sequestro dei conti del partito, diventato il tema principale di quest'anno. Il segretario ha ribadito la convinzione che "qualche giudice vuole fermare un partito, magari rispondendo agli ordini di qualcun altro, ma non può mettere il bavaglio a un milione di militanti". Ma, ha aggiunto, "andremo avanti anche senza soldi e chiederemo aiuto agli italiani". Questo, ha spiegato Salvini, in un'ottica di centrodestra. Ma ha ricevuto solidarietà da Silvio Berlusconi? "Non l'ho sentito - ha risposto il leader del Carroccio -, ma in questi giorni ho risposto poco al telefono".
"Non c'è Bossi? No, ci siamo tutti. Ma nei momenti eccezionali parla uno". Così Salvini ha risposto ai giornalisti che, al suo arrivo a Pontida, gli avevano chiesto dell'assenza del fondatore Umberto Bossi dalla scaletta degli oratori.
Maroni, mi spiace per Bossi, lui è Pontida - "Questo mi spiace, perché Pontida è Bossi. La decisione è stata presa dal segretario Matteo Salvini, ma per me Bossi a Pontida ha sempre diritto di parola". Così il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ex segretario della Lega, ha risposto sull'esclusione del fondatore Umberto Bossi dalla scaletta di Pontida.
PONTIDA (BERGAMO), 16 SET - L'obiettivo politico non cambia. Il raduno leghista di Pontida domani sarà all'insegna di uno slogan: 'Salvini premier'. È la scritta gigante che campeggia sul palco, insieme a quella per il Sì ai referendum consultivi per l'autonomia di Lombardia e Veneto. Ma il sequestro preventivo dei conti del partito, dopo la condanna in primo grado di Umberto Bossi per truffa ai danni dello Stato, ha cambiato lo spirito dell'annuale incontro della base del Carroccio. Per la prima volta proprio Bossi, il fondatore, potrebbe non parlare dal palco che inventò nel 1990. Il suo nome non compare nel programma ufficiale, dove invece ci sono quelli dei governatori Roberto Maroni e Luca Zaia e persino quello del forzista Giovanni Toti (primo esponente di un partito italiano a essere invitato sul palco del raduno leghista), che parleranno di autonomia. "Penso che domani a nome della Lega parlerà il segretario federale, in un momento in cui la Lega è sotto attacco", si è limitato a rispondere Matteo Salvini arrivando già questa sera a Pontida per l'assemblea del Movimento giovani padani. "La Lega - ha aggiunto - ha una voce sola". Si vedrà se il vecchio Capo, che l'anno scorso contestò la linea nazionalista di Salvini e finì a pranzo da solo, sarà tenuto giù dal palco per davvero. Di certo l'attuale segretario intende ricevere da Pontida un mandato pieno. Perché vuole appunto proporsi come candidato premier del futuro centrodestra, anche se l'accordo con Silvio Berlusconi stenta a concretizzarsi. E soprattutto perché vuole reagire con forza a quello che considera un "attacco politico" della magistratura. "Pensano di mettere fuori legge il terzo partito italiano attraverso magistrati che fanno politica - ha ribadito questa sera Salvini -. Ma non ci fermiamo. Democraticamente arriveremo al Governo". Il segretario della Lega ha ricevuto un'accoglienza particolarmente calorosa a Pontida, dove al suo arrivo ha fatto una breve passeggiata in solitaria sul pratone. Ma non ha voluto chiarire quali azioni clamorose annuncerà domani dal palco. Salvini ha chiesto ai suoi di valutare diverse opzioni politiche che possano accompagnare il ricorso degli avvocati per ottenere il dissequestro dei conti del partito. Ma una cosa (oltre al fatto di "non aver paura" della competizione con Luigi Di Maio e Matteo Renzi) è certa: "Domani parlerò più con il cuore che con la testa", ha promesso ai giovani padani che intonavano "rossi di merda" all'indirizzo dei magistrati di Genova.
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